«Asti ha già deciso di fare pagare i consumi d’acqua»

Per il vicesindaco di Asti tutti i cittadini devono saldare i servizi, nessuno escluso: c’erano arretrati per circa 634mila euro

L’ESPERIENZA Il disegno di legge regionale che vuole trasformare i campi nomadi in aree di transito e propone regole di controllo più stringenti non si adatta alla situazione di Asti, o meglio risulta già superato, come prova a spiegare il vicesindaco Marcello Coppo.

«Asti ha già deciso di fare pagare i consumi d’acqua»«Da anni stiamo affrontando il problema, insieme agli altri attori coinvolti: dalla Prefettura ai gestori dell’acquedotto, dai fornitori dell’energia elettrica fino al nucleo antidiscriminazione della Regione. Ad Asti non possiamo parlare di nomadismo, visto che ci sono persone di etnia sinti o rom che vivono nella struttura di via Guerra da vent’anni. Si tratta di occupanti che non ne hanno il titolo. Nel tempo abbiamo attuato un regolamento simile a quello che vorrebbe proporre la Regione Piemonte, in base alle anticipazioni che si sono lette sui giornali. La legalità, l’ordine e la decenza non sono temi su cui possiamo transigere».

Inchiesta: la Regione vuole cambiare i campi nomadi

Il Comune di Asti, quest’estate, è venuto alla ribalta anche in ambito nazionale proprio per la decisione di razionare l’acqua nel campo nomadi. «È stata una questione di giustizia. Tutti i cittadini devono pagare i servizi, nessuno escluso. C’erano arretrati per ben 634mila euro. Ora la situazione si è normalizzata, gli abitanti del campo nomadi pagano il dovuto; si occupano anche di eventuali perdite e hanno persino installato un’App per la ripartizione dei costi», ha aggiunto il vicesindaco Coppo.
Il fatto che ci sia più collaborazione non significa che il campo nomadi di via Guerra, in cui ci sono attualmente oltre 250 persone, abbia un futuro. Lo stesso Coppo è categorico. «Vogliamo sgomberare l’area e chiuderla; non è una situazione accettabile e sostenibile e lo sanno gli stessi occupanti. Siamo andati a Pisa, dove il campo nomadi è stato chiuso in 14 mesi con l’aiuto di tutti gli attori del territorio. È un esempio da cui abbiamo preso spunto e idee per agire. Dopo lo sgombero abbiamo già previsto che l’avanzo di bilancio del Comune sia usato per il Piano sociale, che permetterà di trovare una sistemazione abitativa in base a requisiti precisi».

Il discorso poi torna sul disegno di legge regionale, che secondo il vicesindaco Coppo avrebbe comunque un merito: «Affronta il problema in maniera concreta e fa capire che bisogna fare fronte alla situazione, fornendo delle regole precise. Potrà essere utile per altre città, forse. Noi ci siamo già mossi e cercheremo di risolvere la situazione anche se non voglio fare previsioni sulle tempistiche».

Daniele Vaira

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