Sempre più difficile trovare famiglie

Cavallera: «Tutelare i minori che si trovano in condizioni gravi resta l’obiettivo»

Sempre più difficile trovare famiglie

INTERVISTA Parliamo con Marcella Cavallera, coordinatrice cuneese di Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive affidatarie).

L’inchiesta Angeli e demoni, che ha coinvolto i servizi sociali di Bibbiano e la Onlus torinese Hansel e Gretel (in cui decine di bambini venivano strappati dalle famiglie naturali con la giustificazione di abusi mai avvenuti), ha posato ombre di preoccupazione sull’universo degli affidi. Come interpretare questi eventi, Cavallera?
«Dopo la vicenda di Bibbiano, si percepisce fatica da parte di tutti gli operatori. Certe campagne mediatiche che parlano alla pancia, tendono ad attaccare in modo aggressivo l’intera categoria di professionisti. Siamo dalla parte della magistratura, ovviamente: chi ha sbagliato deve pagare. Ma è errato fare di tutta l’erba un fascio. In momenti di difficoltà sociale ed economica, l’affido rimane una pratica virtuosa che dev’essere rilanciata, attraendo investimenti e progetti sensati da parte della politica. L’affido in termini di prevenzione e cura del disagio può portare risultati davvero notevoli, su ogni livello sociale. La decisione della Giunta regionale (si veda l’articolo nella pagina accanto, ndr) è molto pericolosa. Dobbiamo tutelare i minori, che sovente versano in condizioni gravissime. Già oggi purtroppo si arriva molto tardi».

Come stanno le famiglie di oggi, sia quelle naturali che affidatarie?
«Le famiglie sono oberate da un ritmo lavorativo sempre più stressante. Di rimando, notiamo una chiusura maggiore su tutto il pianeta della solidarietà familiare. Il nostro esempio è chiarificatore: da anni promuoviamo azioni di sensibilizzazione e informazione sul tema dell’affido. Serate, eventi, proiezioni di filmati. Le sale sono piene. Eppure il ritorno in termini di risorse è esiguo. Significa che abbiamo sempre più bambini in attesa di trovare una famiglia e sempre meno famiglie disponibili».

Quali le conseguenze?
«L’età media dei bambini che cercano famiglia affidataria è sempre più elevata. Questo causa non pochi problemi a livello di inserimento, perché più un bambino è grande, meno è possibile agire in senso preventivo ed efficace su certe forme di sofferenza. Anche la riduzione di bilancio dei consorzi socioassistenziali causa una contrazione generale dei sussidi. Insomma, un contesto sfavorevole. Sempre più sovente si interviene sulle situazioni familiari quando sono già decisamente deteriorate».

Cosa significa?
«Bambini che potevano essere preventivamente accolti e accompagnati all’affido da piccoli si ritrovano a 8 o 9 anni a entrare in una nuova famiglia. Il nucleo intero farà molta più difficoltà a gestire il disagio. In alcuni casi l’unica soluzione sarà l’inserimento in una comunità di tipo terapeutico».

Sara Elide

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