La psicologa: di fronte a un pericolo, reale o percepito, è normale attivare i nostri sistemi di sopravvivenza

La psicologa: di fronte a un pericolo, reale o percepito, è normale attivare i nostri sistemi di sopravvivenza

L’INTERVISTA  Vittoria Ardino è presidente della Società italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst) e membro del board della European society of traumatic stress studies. In questo momento si trova a Bra, città in cui è nata.

Qual è l’obiettivo della società di cui è presidente, dottoressa Ardino?

«Fornire una base scientifica e multidisciplinare, affinché i professionisti possano riconoscere i segnali del possibile impatto del trauma psicologico, rispondendo in modo integrato. Inoltre, appare importante che gli operatori sappiano distinguere l’esposizione a un evento destrutturante dai sintomi post traumatici. Vivere una situazione intensa (come quella legata all’emergenza sanitaria in corso) non significa che tutti saremo traumatizzati. Ognuno risponde nel proprio modo».

Che cosa bisogna fare per proteggersi dal punto di vista psicologico in un’emergenza sanitaria come quella attuale?

«È necessario lavorare sulle nostre risorse, così come ragionare in ottica preventiva. Al momento, non abbiamo proprio idea di quali saranno le reazioni degli individui dal punto di vista psicologico sul lungo termine. Affinché il disturbo post-traumatico emerga, deve trascorrere almeno un mese dall’evento scatenante. Sarà il ritorno alla normalità a generare spaesamento, con reazioni differenti da quelle che siamo abituati a vedere o studiare. Il ridotto contatto sociale causato dalla quarantena e la rottura della routine quotidiana giocheranno un ruolo cruciale nel riadattamento».

Quale ruolo può avere la paura nel determinare un esito traumatico?

La psicologa: di fronte a un pericolo, reale o percepito, è normale attivare i nostri sistemi di sopravvivenza 1«In una fase molto acuta, di fronte a un pericolo reale o percepito, è normale attivare i nostri sistemi di sopravvivenza: potremo “congelarci”, attaccare o fuggire. Si tratta di funzioni automatiche, regolate dall’amigdala e adattive rispetto a una minaccia, evolutivamente antiche».

Dove nasce il problema?

«Nelle persone più vulnerabili questi tipi di circuiti di sopravvivenza restano attivi anche quando la fonte del pericolo e la minaccia sono scomparse».

Che cosa accade, dunque, a queste persone?

«Entrano in uno stato di allarme costante, come se il mondo ai loro occhi risultasse sempre pericoloso. Una persona che “sta bene” oscilla tra sensazioni cicliche di pericolo e di sicurezza. Nelle persone traumatizzate questa alternanza non è possibile: si permane in uno stato di continua allerta. A risultare compromesso è il meccanismo stesso della paura, dal punto di vista emotivo e neurobiologico. Tradotto: quando la persona, durante la sua quotidianità, incontra segnali che le ricordano l’esperienza della paura vissuta in modo traumatico, si attivano in maniera inconsapevole specifiche e automatiche reazioni. Il soggetto si sentirà a questo punto invaso da sensazioni improvvise, a cui non riesce ad attribuire significato».

A livello sociale, che cosa si può fare per elaborare la paura diffusa che circola in questi giorni?

«L’investimento sulla prevenzione in termini psicologici farà risparmiare molto in termini di costi sociali. Puntare oggi sul benessere interiore delle persone significa evitare risvolti psicosomatici e quindi maggiori accessi agli ospedali o alle strutture sanitarie, lenire la patologia lavoro-correlata e il burn-out (sindrome da stress lavorativo) degli operatori. Elementi che a loro volta incideranno sulla produttività».

Quali sono i consigli che darebbe a chi vive esperienze di paura, Ardino?

«Bisogna imparare a monitorare le proprie reazioni corporee e a conoscere la personale “finestra di tolleranza”. Così indichiamo una modalità psicologica interna in cui è possibile “pensare e sentire”  insieme. Mi spiego. Se ho paura posso sperimentare stati di iperattivazione (battito cardiaco elevato, sudorazione, respiro affannoso, stanchezza, insonnia): questo elenco appartiene alla sfera del sentire. Viene meno la capacità di pensare con lucidità.

Che cosa fare?

«Tra i provvedimenti ci sono l’impiego di tecniche di respirazione specifiche e, in casi importanti, la consultazione di esperti».

r.a.

INCHIESTA: COME AFFRONTARE LA PAURA

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