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Il festival di Barolo ricorda Margherita Hack

BAROLO La morte non va temuta, perché quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi. È iniziato con una citazione di Epicuro l’incontro in memoria di Margherita Hack. Marco Revelli, sociologo e storico piemontese, ha parlato della famosa astrofisica e del suo ultimo libro “Il perché non lo so”. Ad accompagnare l’incontro la proiezione dell’omonimo video, realizzato da Elia Castangia. Gazzetta ne ha approfittato per una chiacchierata con Revelli.

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Revelli, Margherita Hack è stata definita in molti modi. Il suo ricordo?
«Margherita Hack è stata una tra le prime donne a dirigere un osservatorio astronomico; penso che questo sia già molto, considerando gli anni in cui è vissuta. È stata una socialista eretica, un’atea militante, una grande scienziata e una connazionale di cui dobbiamo essere orgogliosi. Si è sempre estraniata dai dogmatismi della società e non ha mai usato la retorica propria del sapiente. Era una persona semplice e non arrogante».

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In che modo l’educazione “permissiva” dei genitori della scienziata si è riflessa sulla sua vita personale?

«Margherita, come lei stessa ricorda nel libro, è debitrice nei confronti dei genitori. Non penso sia corretto parlare di educazione permissiva ma di rigore e rispetto. Credo che i genitori di Margherita siano stati un modello di trasparenza e correttezza, valori che hanno contraddistinto la vita dell’autrice».

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Il regime fascista ha caratterizzato una parte della vita di Margherita. Quanto l’ha influenzata?
«Margherita ha vissuto il periodo del fascismo all’inizio apprezzandolo, in quanto le permetteva di esprimere la sua passione per lo sport, e poi rifiutandolo, rischiando di compromettere la carriera scolastica. Ma ciò che dobbiamo apprezzare è l’onestà con cui la Hack ha parlato delle sue scelte, dell’ateismo, una scelta difficile. Margherita ha sempre pensato che Dio fosse solo un’invenzione degli uomini per spiegare ciò che la scienza non è ancora stata capace di fare. Essere atei non è una scelta difficile. Margherita era una donna di grande moralità. Si è impegnata nel denunciare le situazioni drammatiche dell’Italia e nel difendere il pianeta e l’aria, un bene di tutti».

Manuela Anfosso

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