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Tolleranza zero al volante

Entriamo nel dettaglio del convegno cuneese di mercoledì 23 febbraio, organizzato da Confindustria Cuneo nell’ambito delle Giornate della sicurezza.

Logo FAIIl nucleo della mattinata lo esprime Enzo Pompilio D’Alicandro, segretario provinciale Fai (Federazione autotrasportatori italiani): le nuove disposizioni legislative in materia di sicurezza inaspriscono le condizioni di coloro il cui ambiente lavorativo coincide con la strada (i “conducenti professionali”).

Arriva, per farla breve, la “tolleranza zero”. Si tratta di un giro di vite finalizzato a contrarre il numero di vittime e di incidentalità. Con l’entrata in vigore delle leggi elaborate nell’estate 2010, da oggi in poi i conducenti a cui è stata revocata la patente di guida possono essere licenziati. Inoltre, le aziende possono predisporre controlli più severi per verificare se il dipendente fa uso o meno di sostanze, le sanzioni sono inasprite, i limiti consentiti ridotti alla soglia minima ovvero a zero.

I troppi morti a causa delle scorrettezze compiute nel mondo dell’autotrasporto (pause non concesse, percorsi troppo lunghi da coprire in tempistiche risicate, sonnolenza, assunzione di farmaci, uso di droghe o alcol, utilizzo del cellulare, omissioni d’informazioni tecniche da parte del datore di lavoro) rendono necessario questo “pugno di ferro”.

«Il 44 per cento degli incidenti è causato da comportamenti errati alla guida e nel 6,8 per cento dei casi è coinvolto un autotrasportatore che circola per questioni lavorative», spiega D’Alicandro. «Se le aziende predisponessero buoni piani di prevenzione degli incidenti e tutelassero la sicurezza dei dipendenti, otterrebbero un risparmio medio annuale di mille euro per lavoratore».

L’incidentalità provoca parecchie magagne: spese legali, premi assicurativi più onerosi, riparazione dei mezzi, risarcimenti, burocrazia, cattiva fama e dunque perdita di clienti. A vederla così sembra una prospettiva cinica, che traduce la sicurezza in denaro. Ma si tratta di un necessario stimolo verso soggetti che altrimenti anteporrebbero il profitto alla protezione di vite umane. La speranza è che il “giro di vite” possa determinare politiche di prevenzione attivate dalle aziende.

m.v.

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