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Un Tiziano fa sognare Alba

Tiziano

Banca d’Alba finanzia il restauro del Martirio di san Lorenzo. L’opera, proveniente da Venezia, sarà esposta per la prima volta il 15 maggio, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di via Cavour dell’istituto di credito cooperativo.

«Perché il dipinto vale. Perché Alba lo merita. Perché il bilancio lo permette». Sono i tre motivi che Felice Cerruti, presidente di Banca d’Alba, elenca a chi gli chiede perché il Martirio di san Lorenzo – considerato uno dei capolavori della maturità di Tiziano, artista poliedrico, nato a Pieve di Cadore sul finire del 1400 e morto nel secolo successivo (vedi l’articolo a pag. 15) – sarà esposto presso la nuova sede albese di via Cavour dell’istituto di credito cooperativo nei due ultimi fine settimana di maggio e nel primo di giugno, restaurato per essere rimesso in mostra sotto le torri e poi restituito ai Gesuiti di Venezia, da dove arriva. Cerruti fa gli onori di casa nel prestigioso palazzo della banca, uno splendido edificio che incrocia i millenni, dalla cloaca romana portata alla luce nell’interrato allo scalone ottocentesco, dalle sale riunioni ipertecnologiche alla torre medievale – l’unica visitabile ad Alba –, con vista mozzafiato sui coppi del Duomo. Il Martirio di san Lorenzo occupa da qualche giorno un lato del cortile coperto – struttura a vetri, apribile – appositamente predisposto, dell’edificio, a disposizione di chi vorrà sperimentare l’emozione di ammirarlo prima del restauro, finanziato da Banca d’Alba. Oltre all’allestimento, alla climatizzazione e alle assicurazioni è stato necessario mettere in campo ingenti misure di sicurezza per il trasporto da Venezia e la permanenza in città del dipinto, dal valore inestimabile.

Perché un Tiziano ad Alba, Cerruti?

«Perché si tratta di un capolavoro importantissimo, un’opera d’arte fondamentale, che Banca d’Alba vuole recuperare, mettere in mostra, ritenendo di attirare decine di migliaia di visitatori, e restituire, nel rispetto della sua origine. L’esposizione del dipinto, che rappresenta il patrono di Alba, dunque ci è congeniale, permetterà al territorio di “guardare in alto”, oltre la pur nobilissima enogastronomia, godendo di una ribalta internazionale da marzo a dicembre 2012, quando il Martirio tornerà in via Cavour dopo il restauro».

Parliamo della nuova sede, Presidente. Quanto è costato il recupero?

«La nuova sede, che sarà inaugurata il 15 maggio, àncora saldamente l’istituto, prima banca italiana di credito cooperativo per numero di soci, ad Alba. Si tratta di una radice – nella sede direzionale lavoreranno a regime 60 persone –, che non verrà meno nemmeno in un momento economico particolare come l’attuale, durante il quale le fusioni non sono un’astrazione. La storia del recupero dell’immobile sta in pochi numeri. Nel marzo 2005 si è concluso l’acquisto, mentre i lavori, affidati all’impresa Franco Barberis, sono iniziati nel maggio 2008, sotto la direzione degli architetti Luca e Marina Deabate, dopo l’iter delle autorizzazioni e della messa in sicurezza, per concludersi a fine 2010. Si tratta di 3 mila metri quadrati complessivi – quattro piani interrati arrivano fino a 5-6 metri sotto il livello del Tanaro, grazie a 7 chilometri di pali franchi – per realizzare i quali abbiamo speso in tutto 17 milioni di euro. Abbiamo cercato di mettere insieme sobrietà sabauda, funzionalità e attenzione al recupero storico-artistico».

Il 15 maggio l’assemblea dei soci è chiamata a esaminare il bilancio, evidentemente florido.

«L’assemblea si terrà quest’anno al mattino, dalle 9.30, in piazza Medford, “protetta” da 8 mila metri quadrati di tensostruttura. I 36.104 soci, 5 mila in più in un anno, potranno ritirare il consueto omaggio, partecipare al buffet, al sorteggio di 50 televisori e alla premiazione delle tesi di laurea sulla banca. I numeri del bilancio: 6,6 miliardi di euro di volumi complessivi; 2,6 miliardi di raccolta diretta, più 4 per cento, stessa cifra d’impieghi, con un incremento del 10 per cento, un equilibrio che attesta l’impegno dell’istituto a operare sul territorio; 228 milioni di patrimonio netto; 10,2 milioni di utile netto; 4 nuove filiali dall’inizio del 2010, che portano il totale a 56 sedi operative in sei province: Alessandria, Asti, Cuneo, Imperia, Savona e Torino. Banca d’Alba non è solo numeri, però, ma un patrimonio di valori solo in apparenza intangibili. Amo fare l’esempio dell’albero: i conti economici sono i rami, che danno frutto; il tronco rappresenta il conto patrimoniale; ma le radici, i soci, i dipendenti, il feeling con il territorio, il buon nome, rappresentano quei valori intangibili, in realtà assai ben misurabili».

Banca d’Alba “vola” in un momento di crisi. Com’è stato il 2010?

«Un anno non facile, durante il quale le imprese meno innovative o meno proiettate sull’export hanno ancora sofferto, alcune al punto di non farcela. Per questo abbiamo scelto di stare loro accanto, anche correndo qualche rischio e diminuendo l’utile rispetto al 2009».

Stiamo risalendo la china, Presidente?

«Si vedono segnali di ripresa. Le aziende che si sono ristrutturate, guadagnando in efficienza, e hanno fatto ricerca stanno recuperando».

C’è chi ha licenziato, utilizzando la leva della crisi.

«Restiamo all’albero. Gli si può dare una scrollata per liberarlo dalle foglie secche, ma non si può esagerare, senza correre rischi…».

Maria Grazia Olivero

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