«Meno politica, più sanità»

Fabrizio BiolèParliamo con Fabrizio Biolè, consigliere regionale del Movimento 5 stelle. Il suo partito, dichiarandosi distante sia dalla visione politica della destra sia da quella della sinistra, ha fatto della battaglia contro i privilegi alla casta una vera e propria bandiera.

Il termine casta per definire la classe politica prende sempre più piede non solo tra i giornalisti, mapure tra la gente comune. Che cosa significa?

«Dopo che i cittadini hanno toccato con mano, tramite l’interessantissimo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella datato 2007, le cifre a cui ammontano i privilegi della classe politica italiana, periodicamente il termine casta ritorna nei mezzi di informazione.

Si parla del distacco incolmabile tra la conduzione quotidiana del cittadino e quella del suo rappresentante. In questi quattro anni nessuno dei “privilegiati” ha fatto alcunché di concreto per ridurre il divario: una flotta di auto blu che sfiora le seicentomila unità (come gli abitanti della Granda), un Presidente della Repubblica che dall’alto dei suoi 137 mila euro netti annuali riempie le prime pagine dei giornali annunciando di rinunciare all’aumento mensile Istat, pari a 68 euro mensili, un sindaco- parlamentare come Piero Fassino che assume un addetto alla comunicazione a 15 mila euro al mese, per non parlare dei “ministri volanti” che utilizzano aerei di Stato per scopi privati. Le sembrano misure di ricucitura con i cittadini?».

Infografica - Rimborsi elettorali e sprechi

A livello regionale, quali sono i costi in eccesso della politica?

«La voce più facile (in termini teorici) da tagliare a livello regionale è e rimane quella degli stipendi dei consiglieri. Perché la nostra proposta di legge – che avrebbe comportato un risparmio annuale di 12 milioni di euro – non è stata nemmeno presa in considerazione e, anzi, siamo stati malmenati in seduta di Consiglio per un’ironica provocazione? Combinazione vuole che il taglio statale al settore sociosanitario piemontese per il 2012 corrisponda esattamente a questa cifra, ed ecco che la Regione avrebbe trovato le risorse per sopperire perfettamente ai mancati trasferimenti! E questo è solo un esempio. Lo sa che anche quest’anno i gruppi consiliari regionali si spartiscono un bottino di più di tre milioni di euro, i cosiddetti “rimborsi elettorali”, che tutto sono fuorché rimborsi?».

E a livello locale (ad esempio nella zona di Alba e del cuneese)?

«Un costo indiretto della politica è per esempio quello che permette al sistema lobbistico delle piccole e grandi opere di stare in piedi: i soldi dei cittadini vengono utilizzati per pagare le aziende di costruzione, il più delle volte assegnando i lavori in modo poco trasparente o ritagliando un appalto su misura rispetto all’azienda cui si vogliono affidare i lavori. Tutto questo in cambio di un pacchetto di consensi. Si tratta del classico voto di scambio. Ciò vale sia per il livello superiore che per il livello locale: non crediamo che i nostri territori ne siano immuni! In questo modo la classe politica che governa prolunga il proprio consenso investendo risorse collettive. Ecco perché fin dal livello locale e comunale sarebbe auspicabile proporre sistemi di bilancio partecipativo: i cittadini che vivono un territorio potrebbero decidere come investire le uscite dell’ente che governa quel territorio. Negli Stati Uniti, così come in Svizzera, questo assetto è già operativo».

m.v.

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