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Scuola e riforma: i numeri… la matematica non basta

IMMIGRATI – In 10 anni impennata del 400 per cento

Formidabile cambiamento per una società raggrinzita: gli studenti stranieri “salvano” la scuola italiana, dicono i dati pubblicati il 6 settembre dalla fondazione Migrantes.

Nell’anno 2010-2011 gli immigrati fra i banchi hanno superato i 700 mila, raggiungendo in alcuni contesti il 30 per cento sul totale, a fronte di una percentuale media del 10. Negli ultimi dieci anni, il numero di ragazzi immigrati è incrementato del 400 per cento: dai 147.406 dell’anno scolastico 2000-2001 ai 673.000 del 2009-2010. Senza questo apporto l’esercito degli alunni risulterebbe in riduzione.

Massiccia la presenza in Piemonte: nella scuola dell’infanzia durante l’anno scolastico 2009-2010 gli stranieri erano 13.954, di cui 2.410 a Cuneo. Gli studenti stranieri iscritti alle scuole superiori ammontavano nel cuneese a 1.546 (13.129 in Piemonte), 2.081 nelle medie (14.281 in Piemonte) e 3.716 nelle elementari (23.364 in Piemonte). Nella Granda le percentuali di immigrati si approssimanoalla media nazionale e risultano in aumento col passare del tempo (l’incidenza è maggiore nelle elementari e ancor più nella scuola d’infanzia).

«Ad Alba gli stranieri fra i banchi di scuola nel 2010 raggiungevano gli 11 punti percentuali», spiega l’assessore all’istruzione Mariangela Roggero Domini. «Tuttavia, se indaghiamo la situazione nelle materne, osserviamo numeri più elevati. La comunità straniera si integra e cresce, andando a costituire un vero pilastro per la città. Ma dobbiamo essere attenti, impegnarci a tutelare e a crescere assieme ai nuovi arrivati». Infatti, se la presenza straniera può essere una reale risorsa, non mancano le problematiche d’inserimento, accoglienza e valorizzazione dei ragazzi. Occorre innescare quel processo di reciproco apprendimento, che è la vera base dello sviluppo.

m.v.

COLLOQUIO – 650 assunti, ma sabaudi

La Regione interviene con 10 milioni di euro per la scuola anche tramite un accordo con l’Inps

Gazzetta si è rivolta anche all’assessore all’istruzione della Regione, l’albese Alberto Cirio, per chiedere delucidazioni sullo stato di salute del mondo scolastico sabaudo e per chiarire le intenzioni delle istituzioni minori. Il Piemonte intende intervenire con 10 milioni di euro, garantendo, anche tramite un accordo con l’Inps, l’assunzione di 650 addetti.

Cominciamo con la situazione piemontese. Alunni, insegnanti e genitori devono preoccuparsi, assessore Cirio?

«Come tutti sanno, lo Stato mette a disposizione degli istituti scolastici insegnanti e bidelli. Con le recenti riforme abbiamo assistito a una contrazione dei fondi, dunque si è reso necessario l’intervento regionale. In Piemonte abbiamo deciso di agire in modo massiccio: l’anno scorso con otto milioni di euro, quest’anno con dieci. La vera novità riguarda però un meccanismo inventato al fine di riequilibrare l’intera situazione».

Di che cosa si tratta?

«Il sistema è semplice: fino a oggi un dirigente che dovesse assumere un insegnante poteva selezionare dalle graduatorie disponibili un candidato di qualsiasi provenienza geografica. Così, i piemontesi venivano sovente “scavalcati” da candidati di altre regioni. Oggi, per favorire i conterranei, stiamo per sottoscrivere un esclusivo accordo con l’Inps. Se l’ipotetico preside seleziona dalla graduatoria un insegnante piemontese in cerca di lavoro, quest’ultimo verrà assunto con contratto a progetto e continuerà a percepire, per l’intero anno lavorativo, il sussidio di disoccupazione. In questo modo, l’assunzione costerà molto meno, consentendoci di garantire una maggiore copertura dell’organico scolastico. In numeri: invece di 400 insegnanti e no “recuperati” grazie ai fondi della Regione, quest’anno ne conteremo 650, con un incremento di circa il 50 per cento».

Che cosa accadrà quando il contratto a progetto sarà scaduto?

«Naturalmente potrà essere rinnovato. In questo modo, la qualità del mondo dell’istruzione non verrà intaccata. Il Piemonte sarà l’unica Regione d’Italia ad aver realizzato un simile accordo».

m.v.

COLLOQUIO – La matematica non basta

«I calcoli del Ministero sono sulla carta, se non intervenisse il Comune addio tempo pieno»

Cerchiamo di fare chiarezza nel marasma di dati e analisi.

Qual è la situazione della scuola albese, assessore Domini?

«Il mantenimento dei risultati ottenuti nei decenni addietro, grazie alla lungimiranza di genitori e insegnanti, è a rischio. Il tempo pieno pensato dal Ministro dell’istruzione è una riduzione rispetto al modello che avevamo in precedenza. Non dimentichiamo che in altri Paesi europei, travagliati come noi dalla crisi, si è scelto d’investire invece di penalizzare l’istruzione. Solo da noi le cose vanno a questo modo».

Che cos’è cambiato?

«In sintesi, la riforma seleziona il totale delle classi di un istituto e calcola sulla carta il numero necessario d’insegnanti. Ma si tratta di una mera operazione matematica, lontana chilometri dalla realtà. Ai legislatori non importa se nel circolo-bersaglio ci sono uno o due plessi. Non importano i sacrifici che gli insegnanti dovranno fare a livello di mobilità e di copertura delle ore di lezione.

Un esempio: fino a ieri nelle scuole elementari le insegnanti d’inglese seguivano un corso di specializzazione e poi potevano rimanere a insegnare nella propria classe. Oggi, per mancanza di fondi, solo quattro o cinque insegnanti si specializzano e devono così turnare per le classi, lasciando scoperta la propria. Il “buco” dovrà essere colmato da un’altra insegnante, creando così un immenso pasticcio. È tutto uno “spezzatino”».

Il Comune non è rimasto con le mani in mano. Che cosa avete fatto?

«Abbiamo incrementato le ore di mensa del cosiddetto “tempo lungo” (quello da 27 o 30 ore settimanali), in modo da ottenere un monte ore didattiche analogo a quello del tempo pieno storico, composto da 40 ore settimanali. Sono stata in dubbio fino alla fine, perché agendo in questo modo all’attenzione dei genitori non arrivano le falcidiate ai fondi: tutto appare come prima, grazie all’intervento comunale, ma la situazione è critica».

E per gli insegnanti di sostegno?

«Dobbiamo ringraziare la società Egea, che l’anno scorso ha stanziato 40 mila euro. Con quel denaro garantiamo la copertura dell’organico fino a giugno 2012. Dopo quella data dovremo nuovamente sperare nella generosità di qualcuno».

m.v.

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