Quando la Canalese vinse nel 1990 l’ultimo scudetto con Riki Aicardi, Bruno Campagno stava per compiere un anno. Sabato scorso, il ventunenne battitore di San Pietro del Gallo, assieme a Gianluca Busca, Lorenzo Bolla e Andrea Stirano, guidati in panchina da Ernesto Sacco, ha riportato il tricolore a Canale, dominando per 11-3 la finale di ritorno così come ha dominato la stagione (primo posto nella stagione regolare e nella seconda fase).
Il campionato delle sorprese (due debuttanti diciottenni in semifinale, uno in finale, Danna e Giribaldi fuori negli spareggi) ha avuto un epilogo secondo pronostico. Ha vinto la squadra più forte, con una prestazione impeccabile. Campagno (foto) entra così nel club dei più giovani battitori a vincere il titolo, assieme a Manzo, Bertola e Marengo, tutti tricolori a 21 anni come lui. Primo titolo anche per Stirano, rientrato alla grande nel balon che conta, mentre Busca e Bolla sono al secondo scudetto. E a proposito di scudetti, la finale è stata arbitrata da Claudio Boetti, che ha vinto cinque campionati da terzino con Bellanti e Danna prima di passare da fasce e cuoio a fischietto e bastone.
Per Vacchetto, il punteggio finale molto pesante non deve far dimenticare i grandi risultati ottenuti durante una stagione iniziata molto male e finita alle spalle dei più forti. Massimo ha riportato il pubblico al Mermet (sabato, c’era gente sui balconi di via Diaz e sul tetto del palazzo dietro il muro; non accadeva da anni) e ha fatto sì che in città si tornasse a parlare di balon per strada e nei bar. Non è poco.
La finale non ha avuto storia. Campagno ha disputato forse la miglior partita al Mermet della carriera, dimostrando di non avere solo «la potenza del braccio » (notaio Toppino dixit; così il patron della Canalese sottolineava le giocate migliori del suo pupillo), ma di saper anche giocare, trovando costantemente il muro dalla battuta, sfoderando sicurezza e continuità nel palleggio e commettendo pochissimi errori. Accanto a lui Busca, Bolla (oggi, assieme ad Alossa, il miglior terzino del campionato) e Stirano (forse, con Nimot, il più forte terzino al largo della serie A) hanno sbagliato pochissimo portando a casa punti preziosi.
Contro un rivale che “usava” benissimo il muro Vacchetto solo raramente ha potuto mettere in mostra i colpi al volo che fanno di lui uno dei giocatori più spettacolari della serie A ed è stato costretto a forzare molto, finendo per commettere parecchi errori. Campagno è partito meglio (2-0, col secondo gioco vinto sul 40 pari dopo un fallo di Vacchetto sulla palla dell’ 1-1); poi Vacchetto ha ridotto le distanze con un paio di ricacci a mezz’aria di grande qualità, ma Campagno ha subito ripreso in mano la partita portandosi sul 4-1. Un bel ricaccio al volo di Vacchetto ha dato il 4-2 all’Albese, ma è stato un fuoco di paglia. Il timone della gara era sempre nelle mani degli ospiti, che sul 5-2 hanno piazzato l’allungo decisivo aggiudicandosi altri due giochi sul 40 pari (uno rimontando da 40-15). Conquistando al terzo vantaggio il decimogioco, Vacchetto ha resomeno pesante il passivo all’intervallo (7-3), ma dopo la sosta la partita è stata una formalità, con l’Albese che ha ottenuto un punto per gioco. Sul 10-3 il notaio Toppino (foto) si era già tolto giaccone e berretto, pronto a saltare in campo, e sul 40-15, con la caccia favorevole a Campagno, in casa canalese si stava già pregustando la festa, anche se mancava ancora un punto. Ormai non c’era più spazio per le sorprese. E neppure per la scaramanzia.
Corrado Olocco