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Discarica? No, grazie!

La Finpiemonte non realizzerà un impianto per lo smaltimento dell’amianto a cascina “Sant’Antonio” della tenuta Palermo. La società lo ha confermato in una sferzante lettera, giunta pochi giorni fa all’Amministrazione comunale che, sin dal primo incontro con due tecnici di Finpiemonte-partecipazioni, svoltosi a fine novembre, aveva mostrato netta contrarietà alla proposta avanzata.

La posizione delComune è stata ribadita in una missiva inviata a Finpiemonte nel mese di dicembre 2011 e resa nota alla cittadinanza. «L’Amministrazione comunale si è mossa per tempo per frenare l’interesse della società», ha confermato il vicesindaco Franco Olocco. Importanti sono stati gli incontri con Silvio Cagliero (direttore dell’Arpa) e il vicepresidente della Provincia, Giuseppe Rossetto, che hanno rassicurato il Comune.

L’area in questione, in passato oggetto di una travagliata vicenda che Gazzetta a suo tempo trattò a fondo, è stata inserita nella zona di salvaguardia dei boschi e delle rocche del Roero e, sebbene non esista un divieto esplicito alla realizzazione di discariche, risultamaggiormente tutelata da simili iniziative. «La vicenda, conclusa, ha dato occasione a maggioranza e minoranza – commenta Germana Bellonio – di far fronte comune e compattarsi per la stessa causa».

L’annosa vicenda ebbe inizio nel 1987, quando la Provincia autorizzò una ditta di Torino, la Servizi ecologici, a realizzare una discarica di primo tipo a tenuta Palermo. Il permesso, tuttavia, era invalidato dall’assenza dei presupposti di idoneità: la ditta intendeva localizzare il sito della discarica in una tenuta privata, accessibile da strade adibite al passaggio dei soli mezzi agricoli. In una prima fase, i ricorsi del Comune, guidato da Vito Frappampina, caddero; tuttavia, quando, nel 1991, la Servizi ecologici, avviò lo scavo della buca destinata allo smaltimento dei rifiuti, incontrò la protesta degli agricoltori di tenuta Palermo, proprietari delle vie di accesso all’area.

Clamorosa fu la protesta di sei giovani (agricoltori e no), avvenuta lunedì 6 dicembre 1994: i manifestanti si erano incatenati al ponte di strada Palermo, impedendo il transito ai mezzi di lavoro. «C’erano quaranta poliziotti con caschetti e manganelli – spiega Giacomo Mosso, uno dei manifestanti –, hanno preso tenaglie e flessibili per tagliare le catene e subito dopo ci hanno condotti a Sommariva del Bosco, arrestati per violenza privata».

Elio Becchis sottolinea invece come non fosse semplice ostinazione fine a se stessa ma una resistenza ai «modi di fare di una politica arrogante » e aggiunge: «A pochi chilometri di distanza, infatti, esisteva già la discarica consortile “Cascina del mago” e non c’era assolutamente bisogno di un’altra discarica.» Gli sforzi degli agricoltori risultarono però vani e tutti i ricorsi persi. La vicenda, tuttavia, subì una svolta. Con la nuova Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Piumatti, l’opposizione dei contadini si avvalse dell’avvocato Luigi Sanfelici e coinvolse i sindaci del Roero, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica e dei paesi vicini.

Nel 2001, il Consiglio di Stato bocciò l’iniziativa della Servizi ecologici, adducendo, come motivazioni, la mancanza di viabilità e la violazione, da parte della ditta, di talune restrizioni fissate dalla Provincia. «Non abbiamo condotto la nostra battaglia sul piano ambientalista – spiega Elio Becchis – ma abbiamo vinto grazie alla mancanza di viabilità: le strade sono private e chi ci passa deve esercitare il mestiere di agricoltore».

Alannah Doglio

 

Foto di Giampaolo Montisci

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