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Un’idea d’impresa al giorno

Parliamo con Pierluigi Destefanis, direttore del servizio Creazione d’impresa della Provincia di Cuneo.

Il vostro servizio aiuta gli aspiranti imprenditori, o chiunque voglia avviare un’attività, a realizzare il sogno. Quali i risultati? «Nel periodo compreso tra ottobre 2008 e dicembre 2011 (con un’interruzione tra aprile 2009 e febbraio 2010) sono stati accolti 622 utenti (l’11 per cento sono stranieri) che hanno presentato 500 idee d’impresa, 77 delle quali hanno proseguito il percorso di accompagnamento fino a trasformarsi in business plan validati positivamente dalla Provincia. Le imprese già costituite sono 65 (le restanti si avvieranno a breve), in tutti i settori economici (24 artigiane, 16 commerciali, 6 grafica e multimedia, 6 turismo e ristorazione, 13 servizi alle imprese e alle persone). La maggioranza degli utenti ha età inferiore ai 35 anni».

Quindi, quasi un’idea al giorno. Ma solo in pochi riescono a realizzare il proprio progetto. Come mai? «L’attuale crisi economica è un freno per chi ha voglia di rischiare; oggi, in particolare, si registra una forte riduzione della capacità di spesa, un mercato incerto e in alcuni casi saturo, una restrizione nella concessione del credito. È però anche vero (la nostra esperienza lo insegna molto bene) che la nascita di una nuova impresa spesso avviene senza che l’imprenditore abbia preventivamente valutato la bontà della propria idea imprenditoriale, in termini di probabilità di sopravvivenza e di potenzialità di sviluppo. Molto spesso prevalgono il desiderio di indipendenza, la voglia di mettersi in proprio e la fiducia cieca nell’idea imprenditoriale».

Ha conosciuto qualche esperienza particolare? «Negli anni, tra le imprese che abbiamo seguito a livello provinciale, ci sono state sia attività ordinarie sia iniziative particolari, legate ad esempio alla gestione di un ecomuseo o di un social network per la casa, alla produzione di energia idroelettrica, alla vendita di prodotti alimentari rumeni, ai servizi per l’internazionalizzazione, alla vendita di prodotti biologici e contro le intolleranze alimentari, alla produzione di birra, alla ricerca e sviluppo nel campo energetico».

C’è qualche lieto fine o qualche esperienza finita male che può essere esemplificativa?«Tra le tante, una storia a lieto fine è quella di un’aspirante estetista che, non avendo i requisiti tecnico-professionali per aprire l’attività, aveva deciso di appoggiarsi come dipendente presso un altro studio. Durante il percorso di consulenza è stata motivata a riqualificarsi e a creare il proprio business plan: oggi la sua impresa lavora e le regala grandi soddisfazioni. Una storia invece finita male, ma non per colpa del servizio né dell’imprenditore, è stata condizionata da una variabile non prevedibile: l’impresa, che si occupava dell’intermediazione e del supporto alla compilazione di pratiche per stranieri, ha dovuto cessare perché le attività sono sbrigate dalla Questura».

Matteo Viberti

foto Ansa

Quando le istituzioni avvicinano il sogno nel cassetto

“Preparati di carni ovvero mici, salsicce, affumicati e mortadella ovvero parizer; poi, formaggio, yoghurt e panna acida, altro modo per dire smantana. L’universo di Luta Costina, a Mondovì, è fatto di nomi sconosciuti. La negoziante ha creato, dal nulla, un punto vendita di prodotti tipici rumeni. Lo ha fatto tramite l’aiuto delle istituzioni, cogliendo una delle poche occasioni rimaste in cui il pubblico corre in aiuto a chi ha un sogno nel cassetto. Gli sportelli provinciali per la Creazione di impresa hanno un obiettivo: l’autoimpiego. Ovvero favorire la libera professione, la tendenza all’autogestione, alla strada individuale. In pratica, è possibile essere accompagnati nel tragitto di ideazione e concretizzazione dell’impresa: il tutto attraverso un servizio gratuito di accoglienza e consulenza, fino all’elaborazione del business plan e del conseguente avvio dell’attività. Si tratta di un servizio gratuito, aperto al pubblico attraverso appositi sportelli che operano in maniera integrata con i Centri per l’impiego. Uno degli obiettivi principali è evitare la mortalità precoce delle imprese. Solo i business plan validati dall’apposito comitato provinciale avranno la possibilità di ottenere il sostegno economico: circa seimila euro da dividere in due tranche a seconda delle situazioni. Il servizio non appiattisce le tortuosità del percorso, né si accolla le fatiche e le preoccupazioni del candidato, ma offre un appiglio, un’àncora a cui aggrapparsi.

m.v.

LA STORIA – La ragazza che voleva diventare libraia

Ha trent’anni, abita a Cortemilia e aveva un sogno: fare la libraia. Traffica, costruisci e risparmia, ad agosto 2011 Annalisa Beccuti agguanta il suo desiderio. Crea Liberi tutti, un pertugio di mondo pieno di libri e pure di giochi per bambini. Una fiaba in un mare di cattive notizie? Magari. L’esattezza della storia diventa sospetta in tempi di sogni infranti, i “lieto fine” puzzano di bruciato. Perché il percorso, come ci spiega la stessa Annalisa, non è mai stato – e non è – rose e fiori. «Ho usufruito del servizio Creazione d’impresa. Gli operatori sono stati d’aiuto nel pianificare, preventivare spese, ricavi, formulando un business plan realistico. Il finanziamento di tremila euro a fondo perduto è arrivato subito, ma la seconda tranche, gli altri tremila, ritardano». A parte le fasi di avvio, Annalisa racconta di una strada impervia, intrapresa grazie al supporto finanziario dei genitori. «Tutti parlano di aiuti alle donne che vogliono mettersi in proprio, di sussidi, ma nessuno mi ha soccorsa. Se non fosse stato per mio padre, non avrei aperto il negozio. Le banche non concedono prestiti senza un garante o una garanzia economica (ma se sei disoccupata, come puoi averle?). La Regione e la Provincia rimangono tendenzialmente lontane». Annalisa alla fine se l’è comprato lo spazio per allestire la libreria. Ha rischiato. Arriva la prima fornitura: mobilio, giochi, libri, allacciamenti gas e luce, ristrutturazioni. Fiumane di spese. Deduzione: chi non dispone in partenza di cospicue somme, è difficile che riesca a fare l’imprenditore. «Cortemilia è una zona nella quale molti negozi hanno chiuso, molti altri stanno chiudendo», aggiunge Annalisa. «Mi hanno riso tutti in faccia quando ho deciso di aprire. Per ora le cose vanno bene, ma con tutte le spese che ho ci vuole tempo prima di trovare stabilità».

m.v.

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