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Ma CUNEO non MOLLA

A Cuneo la disoccupazione risulta in rialzo solo di 4 decimi (dal 3,4 per cento al 3,8), cifra confortante se paragonata a quelle regionale e nazionale, che supera il 10. Nella Granda si sta tre volte meglio rispetto al resto del Paese dal punto di vista lavorativo. Si tratta di un risultato che colloca la provincia al quarto posto (dopo Bolzano, Ravenna e Bologna) nella classifica nazionale

OCCUPAZIONE – Sovente si assiste a una vera e propria “perversione numerica”, una patologia che porta a monitorare ogni lieve mutamento della società tramite statistiche e grafici. È l’illusione di controllo, di poter addomesticare fenomeni indomiti. Tutto vano, pretenzioso e megalomane. Il procedimento, tuttavia, può essere utile in tempo di crisi: cerchiamo perciò di valutare la situazione locale. Secondo gli ultimissimi dati – ancora inediti – di Confindustria Cuneo, le persone in cerca di occupazione in Piemonte registrano nel 2011 un aumento contenuto (da 151 mila a 154 mila), che si concentra in particolare al femminile. Il tasso di disoccupazione si mantiene stabile al 7,6 per cento, mentre scende di un punto e mezzo quello relativo dei giovani in cerca di lavoro fino a 24 anni (dal 26,6 per cento al 25,1 per cento del 2011).

 A Cuneo la disoccupazione risulta in rialzo di 4 decimi (dal 3,4 per cento al 3,8 per cento del 2011), cifra confortante se paragonata a quella regionale e soprattutto a quella nazionale, che supera il 10 per cento. In altre parole, nella Granda si sta tre volte meglio rispetto al resto del Paese dal punto di vista lavorativo: un risultato sorprendente, tanto da collocare la Granda al quarto posto (dopo Bolzano, Ravenna e Bologna) nella classifica nazionale per tasso di occupazione. Il primato non sarebbe da ascrivere alle variabili oggettive (la presenza di grandi industrie, la qualità del prodotto, eccetera), ma al modus pensandi che ha reso possibili queste stesse variabili: ostinazione, creatività, solidarietà tra imprenditori e onestà.

 Un aspetto critico è la “depressione” del settore agricolo: qui il saldo occupazionale risulta negativo di ottomila unità, con una contrazione del 27 per cento rispetto al 2010. Ad Alba invece la situazione è confortante: per quanto riguarda le procedure di assunzione, si è passati dalle 31.261 del 2010 alle 34.500 del 2011 (+10 per cento), con una particolare impennata nel settore dei servizi (+13 per cento). C’è da rilevare, però, come la tipologia contrattuale non sia quella tradizionale (a tempo indeterminato), ma siano le forme di lavoro precario a fare da padrone.
Per quanto riguarda la Cassa integrazione, in provincia sono state autorizzate circa 10 milioni di ore, con una flessione rispetto al monte ore (15 milioni) dell’anno precedente: in termini percentuali, si assiste a una consolante discesa del 32,4 per cento. Come emerge però dal campione d’imprenditori intervistato da Confindustria, il saldo ottimisti-pessimisti sulle tendenze dell’occupazione resta arroccato su valori negativi, mentre peraltro diminuisce la percentuale di aziende che prevede di fare ricorso alla Cassa integrazione nei prossimi mesi (23,3 per cento).

 Matteo Viberti

foto Corbis

Lo Stato impiega 160 giorni a pagare

CONFINDUSTRIA – Resta pessimistico il clima di fiducia dell’industria cuneese. Mentre il trend dei principali indicatori congiunturali nel 2011 relativi a produzione, ordini e occupazione segnala un deterioramento rispetto al 2010, dalla rilevazione del Centro studi di Confindustria Cuneo, sul secondo semestre 2012 si ricavano attese ancora negative. A destare preoccupazioni sono i dati relativi alla produzione e agli ordini, cui si aggiunge l’accentuarsi di alcune criticità, come il recupero dei crediti e il continuo ritardo dei tempi medi di pagamento. Alle indagini ha risposto un campione di 200 aziende rappresentative di tutti i settori.

Nel 2011, il 29,9 per cento delle aziende ha denunciato un calo degli ordini rispetto al 2010, mentre il 27,5 ne ha dichiarato l’aumento. Il saldo, pari a -2,4 punti, è in netto calo rispetto a quanto rilevato l’anno precedente (+11,6 punti), così come risulta in ribasso rispetto ai +14 punti del 2010 il saldo tra imprese che hanno incrementato e ridotto la produzione, pari a +3,6 punti. Per il secondo semestre 2012, sebbene siano in attenuazione le difficoltà legate agli ordini, un’azienda su quattro dichiara di avere ordini assicurati per meno di un mese. Va meglio l’export, che sale nel trimestre con una crescita di quasi 6 punti, a conferma del già buon risultato del 2011 (+8,6 sul 2010). Si aggravano inoltre nel trimestre le aspettative sulla situazione occupazionale (-8,6%) dopo un 2011 in cui le aziende avevano operato nessuna nuova assunzione, ma nessuna politica di riduzione del personale.
Il 2011 ha visto salire di due punti percentuali (dal 61,8% del 2010 al 63,6%) il numero delle aziende che ha lamentato ritardi negli incassi, confermando l’estrema difficoltà che esse incontrano nel recupero dei crediti. I tempi medi di pagamento hanno raggiunto i 95 giorni, con la pubblica amministrazione che si conferma il peggior pagatore, con 160 giorni di attesa. Una criticità che si ripresenterà, secondo le stime, per tutta la durata del secondo semestre del 2012, addirittura in peggioramento. La quota di aziende che lamenta ritardi negli incassi è salita al 67,1 per cento. Capitolo cassa integrazione: aumenta di 3 punti percentuali (28,5 per cento) rispetto al 2010 il numero di aziende che ha fatto ricorso alla Cassa integrazione guadagni nel corso del 2011, mentre è diminuita, sebbene di poco, la percentuale di aziende che prevede di fare ricorso alla Cig nei prossimi mesi. A livello settoriale le imprese alimentari sono quelle in cui si è registrato il trend più positivo: la loro situazione permane relativamente buona, sebbene le aspettative sulla maggior parte degli indicatori registrino un inasprimento.

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