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Un balzello che non piace

I turisti che dormono in albergo pagheranno da cinquanta centesimi a 2,5 euro in più a notte

IL CASO – C’è una disparità tra pubblica Amministrazione e cittadino, un divario che potrebbe tramutarsi in strappo. La tassa di soggiorno – il prezzo aggiuntivo che i turisti, dal primo aprile, devono pagare sul costo di pernottamento – per taluni pare ricalcare questa logica. In pratica, i visitatori in arrivo nell’albese-braidese devono sborsare da 50 centesimi a 2 euro e mezzo extra, a notte, a persona per il soggiorno. Gli introiti serviranno a finanziare la manutenzione dei beni culturali e ambientali e il potenziamento del servizio turistico, ma molti dubbi si agitano nel settore.
In coro quasi unanime i proprietari delle strutture ricettive (alberghi, bed&breakfast, hotel, agriturismi) da noi sentiti si scagliano contro la decisione. Piero Bovone, agriturismo Villa Cornarea di Canale, spiega: «C’è chi dice che la tassa sia sperimentale: tra un anno si stilerà un bilancio e si deciderà come procedere. Credo che tassare i turisti non sia una buona idea. Se si vogliono applicare prezzi aggiuntivi bisogna farlo in modo corretto. Ad esempio, l’esenzione per i bambini con meno di dieci anni potrebbe essere estesa fino ai 13 o 14 anni, come già avviene in altre regioni».
Spiega invece Nino Rocca (agriturismo In giardino da Felicin, di Monforte): «Il gettito derivante dalla riscossione della tassa sarà relativamente basso, ma porterà una brutta reputazione al territorio. Facciamo il conto: se una famiglia di quattro persone si ferma per 20 giorni in Langa, potrebbe trovarsi a pagare un costo aggiuntivo di 120 euro».

Da Casa Scaparone il commento è ironico, la voce è di qualcuno che si aspetta una bravata: «La tassa di soggiorno complica la burocrazia: ad esempio, siamo costretti a registrare i documenti dei bambini per dimostrare che hanno meno di dieci anni e godono quindi dell’esenzione. Non è una cosa piacevole chiedere il passaporto a un bambino di quattro anni, mi creda. Il provvedimento alimenta la gabbia di matti in cui viviamo».
L’incremento delle procedure pesa anche al proprietario di Casa Ressia, ad Altavilla, il quale spiega: «Ci è richiesto un lavoro aggiuntivo, perché la tassa di soggiorno esige una documentazione, non integrata con quella usuale. Poi, dove andranno a finire i proventi della tassa? Bisognerà vigilare, affinché i servizi vengano realmente potenziati. Altrimenti rischiamo di perdere senza costrutto una fetta di utenza, indebolendo un settore promettente come quello turistico».
Il desiderio di vigilanza è peraltro trasversale: va bene pagare, ma a patto che venga garantita la tracciabilità dei fondi che si ricavano.
Matteo Viberti

Ecco a voi la tassa di soggiorno

La “pace” sulla tassa di soggiorno pare arrivata e, dopo trattative e incontri, grazie anche al lavoro di coordinamento dell’Atl, quasi tutti i Comuni di Langhe e Roero la stanno applicando. «Si tratta dell’accordo territoriale con più aderenti in Italia», dicono all’Ente turismo, mentre si sta ancora lavorando sui pochi Comuni che hanno scelto di non aderire.

Entrata in vigore ad aprile, la tassa è suddivisa in tre fasce –0,50, 1,50 e 2,50 euro per persona a notte – a seconda del prezzo pagato nelle strutture ricettive. «I sindaci si sono dimostrati molto intelligenti», ha detto il presidente dell’Atl Luigi Barbero, arrivando a concordare l’introduzione comune. Gli introiti saranno divisi a metà tra le Amministrazioni e l’Atl, che reinvestirà le risorse per azioni di promozione turistica e iniziative strategiche».

I turisti non sembrano lamentarsi. Spiega Ferruccio Ribezzo, presidente del consorzio turistico Langhe, Roero e Monferrato: «Per il momento non ci sono problemi. Piuttosto, registriamo qualche difficoltà tra gli albergatori per il lavoro da svolgere. Stiamo usando questo periodo come “rodaggio” per imparare a gestire la tassa e poi vedremo come si comporteranno i Comuni per i controlli. Avremo presto euro da spendere per le attività di marketing, sempre utili nel settore».

c.b.

foto Corbis

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