SERVIZI SOCIALI: risorse insufficienti

Per l’area braidese si passa da 11 a 9 milioni di euro e i Comuni, per ogni cittadino, versano più della Regione
SOCIO-ASSISTENZA Questo si annuncia sempre più come un annus horribilis per la socio-assistenza nostrana. Lo conferma il Piano di programmazione recentemente approvato dal Consiglio comunale braidese, un documento che in sostanza va a sostituire il bilancio di previsione del defunto consorzio Intesa. Una prima questione che Bra e i Comuni limitrofi si trovano ad affrontare attiene alla sfera organizzativa e consegue al passaggio dal Consorzio alla Soc servizi sociali del Distretto 2 dell’Asl, che annovera gli 11 Comuni già parte integrante di Intesa. Si tratta di un nuovo organismo avviato in forma sperimentale fino alla fine del 2014 cui viene demandata la gestione dei servizi sociali e sanitari. Un passaggio strutturale non immediato, che richiede quindi un periodo di rodaggio.

Ma il vero problema si gioca sul piano dei fondi a disposizione. La situazione può essere riassunta in un semplice dato: mentre il consorzio Intesa poteva contare su un pareggio di bilancio vicino agli 11 milioni di euro, la Soc si ferma a 9. «Ci erano state promesse maggiori risorse per la sperimentazione della Soc, che però non sono arrivate», conferma Gianni Fogliato, assessore al bilancio e alle politiche sociali.

I tagli più consistenti riguardano il Fondo regionale indistinto per la socio-assistenza, nel quale confluiscono anche buona parte dei contributi statali, che scende da 1,5 milioni a poco più di 650 mila euro. A questo si aggiungono le riduzioni, più o meno draconiane, a diversi altri fondi statali.

Il risultato è per certi versi assurdo: Bra quest’anno versa per ogni suo cittadino 31 euro (per una somma complessiva superiore al milione), mentre la Regione si ferma a 10 euro (per quanto attiene al solo Fondo indistinto, cui si aggiungono i contributi mirati ai diversi progetti specifici). Il tutto in un momento in cui la richiesta di aiuto da parte delle persone è in forte aumento, anche in zone come le nostre storicamente meno toccate dalla crisi.

«Credo», commenta il sindaco Bruna Sibille, «che sia necessaria una grande battaglia di portata nazionale perché ci sia un’inversione di tendenza rispetto alla politica attuata dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, che hanno eliminato capitoli specifici dedicati alla socio-assistenza, a cominciare da quello per l’handicap».

Di fronte a questa situazione la domanda che ne deriva è una sola: che cosa fare?  «Una soluzione perfetta purtroppo non c’è», spiega Fogliato. «Noi ci proponiamo di rafforzare al massimo la sinergia con le associazioni di volontariato, di massimizzare lo scambio di informazioni tra tutti i soggetti operanti nel territorio. Inoltre puntiamo a partecipare a tutti i bandi possibili per reperire nuove risorse, anche provenienti dal privato sociale come le fondazioni o la Compagnia di San Paolo. In diversi casi chiediamo una compartecipazione ai cittadini, come avvenuto per i beneficiari dei bandi Atc. Purtroppo però, una flessione del numero dei beneficiari è inevitabile».

Roberto Buffa

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