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Ho creduto perciò ho parlato

Domenica 21 ottobre si celebra la Giornata missionaria sul tema: “Chiamati a far risplendere la Parola di verità”

La missione di Gesù e dei suoi discepoli non è un optional per i cristiani o una buona occasione per ricordarci dei missionari e dei poveri, è portare la pena degli altri e dare buone notizie ai poveri. La Chiesa, popolo di Dio che ascolta la parola del Vangelo, offre segni di novità, comunica l’umanità di Gesù e la riscopre negli altri, soprattutto quando questa umanità è negata o ferita. È un cammino senza imposizioni e pregiudizi, purificato dalla colonizzazione delle coscienze e orientato a fare compagnia agli ultimi.

Uno stile semplice, accogliente, che parla con i gesti, gli sguardi e per il tempo dedicato a prendersi a cuore chi è più in difficoltà. I nostri missionari ci hanno testimoniato e ancora ora vivono questo stile di vita che ci fa essere aperti al mondo, alle sue sofferenze e alle sue gioie. La stessa umanità di Gesù e il suo mistero intimo e profondo rivelano oggi l’uomo a se stesso e a chi è in ricerca o crede rivelano Dio come Padre. La prima missione di Gesù è stata vissuta nell’amicizia. Don Michele Do, nella formulazione del Credo esprime bene, senza nominarla, la missione della Chiesa: «Credo che da questa fede fluiscano le speranze più essenziali della nostra vita: la comunione dei Santi e delle cose Sante, che è la Chiesa, la Buona Novella del perdono dei peccati, la speranza della Risurrezione che ci dona la certezza che nulla va perduto nella nostra vita, nessun frammento di bontà e bellezza, nessun sacrificio per quanto nascosto e ignorato, nessuna lacrima e nessuna amicizia».

Nella casa di Betania Gesù godeva dell’ospitalità di Lazzaro, Marta e Maria, lì ha imparato l’ascolto, il rispetto, il dialogo come premessa e come stile di vita per la missione, la ricerca, il dubbio, la condivisione della vita della gente: sentieri che portano a Dio. Nel film “L’albero degli zoccoli”, il vecchio parroco dice: «Se vi volete bene, il paradiso comincia già qui».

La Missione è per dare vita, la prima missione è il servizio come valore aggiunto delle nostre comunità, il primo sentiero che porta all’incontro e allo scambio. I missionari che abbiamo conosciuto ci chiedono di metterci in gioco in questa missione universale. Padre Giulio Albanese scrive: «La Chiesa ha ragione di esistere solo se vive la dimensione missionaria, come comunicazione di fede rivolta a un mondo lacerato da guerre e sopraffazioni, dove spesso l’egoismo sembra prendere il sopravvento». Ne va di mezzo l’identità della Chiesa in questo tempo di crisi. Raniero La Valle dice che «l’unità umana è infatti l’unica prospettiva possibile per la soluzione della crisi presente. Non diversamente da cinquant’anni fa, la crisi ci interpella oggi in modo pressante. “C’è troppo scialo di morte”, come diceva padre Turoldo; ma c’è anche troppo scialo di poveri. I poveri crescono in tutto il mondo, perché il sistema non li prevede; se ci sono, li lascia cadere; i poveri non sono nei numeri delle agenzie di rating né tra i marchi esibiti dai mercati e, come dice l’Apocalisse, senza il marchio della bestia e il numero del suo nome i poveri non possono né comprare né vendere, cioè non possono vivere. Ai mercati essi non interessano».

Ma i poveri a noi interessano. Ci interessa una Chiesa povera. I poveri sono i veri interlocutori e protagonisti del messaggio evangelico. Essi sono la forza della Chiesa, essi sono i discepoli. E accanto a Sobrino, ai martiri padre Ignacio Ellacuria, il vescovo Romero, alle voci profetiche di Turoldo, Balducci, Dossetti, proveremo a rintracciare percorsi di liberazione possibile per tutti. Per animare la missione dobbiamo tornare a essere cercatori del volto di Dio mentre viviamo momenti quasi di smarrimento, come se non vibrassimo più per un mondo diverso e liberato dai suoi mali e corruzioni. Mentre molti giovani vanno all’estero per cercare lavoro, qualcuno sta interrogandosi se non possa dedicare un tempo della sua vita con orizzonti meno chiusi. Il cardinale Martini al termine della sua vita scriveva: «Padre Karl Rahner usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza.

Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai Vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini e donne che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque». In altre parole i documenti del Concilio, Ad Gentes e Dignitatis humanae ci dicono le stesse cose. Per la gente oggi possiamo e dobbiamo dare segni della novità del Vangelo e da lì partire. «Far risplendere la Parola di verità», come scrive il Papa nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale. «La priorità di annuncio del Vangelo spetta a tutti nella Chiesa, è un costante orizzonte ed è paradigma di ogni attività ecclesiale».

Don Gino Chiesa

Sabato 20 ottobre alle 21 in Cattedrale VEGLIA MISSIONARIA DIOCESANA Preghiera – testimonianze di giovani e di padre Gianfranco Testa Le parrocchie della Diocesi, gli istituti di religiosi e religiose, i giovani, i movimenti e quanti desiderano una Chiesa aperta alla missione verso tutti, ai più deboli in particolare, sono invitati a partecipare attivamente alla missione universale della Chiesa.

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