Le REGINE dell’agroalimentare

AZIENDE Venerdì 14 al centro ricerche Ferrero sono state annunciate le vincitrici del quinto premio nazionale Gamma donna/10 e lode, che ogni anno consacra cinque casi di eccellenza imprenditoriale femminile italiana. Tema di quest’anno il settore agroalimentare che, in controtendenza al momento di crisi economica nazionale, rappresenta il 15 per cento del Pil, evidenzia uno stato di occupazione in crescita di circa il 7, un buon andamento delle esportazioni oltre al primato europeo nel turismo enogastronomico e una posizione di leadership nei prodotti tipici Doc e Igp. Una situazione che favorisce l’imprenditorialità e che apre spazi di crescita professionale ai giovani.

Erano numerose le imprenditrici in ambito agroalimentare e molte le partecipanti al premio Gamma donna. «Quest’anno sono state una cinquantina », sottolinea il segretario del premio, Mario Parenti, «di cui 28 provenienti dal Piemonte, le altre dal resto dell’Italia. La media d’età delle partecipanti supera di poco i 40 anni, sono donne il cui successo è fortemente legato alla capacità di innovare».

Oltre alle cinque vincitrici – di cui trattiamo a parte – sono stati assegnati premi speciali. Menzione “Donne eroiche in agricoltura” a Elena Bazzini per contribuire con tenacia alla promozione del Parmigiano reggiano. Menzione d’onore a Coldiretti Piemonte per il progetto “Agritata”, un servizio sperimentale a sostegno delle famiglie rurali con prole, che si propone di incentivare l’occupazione femminile in agricoltura. E infine un premio speciale per l’imprenditoria sociale è stato assegnato a Maura Biancotto, presidente dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo per aver messo a disposizione le proprie qualità imprenditoriali, generando la consapevolezza e la diffusione di un concreto valore sociale.

«Le aziende di piccole dimensioni traggono grandi vantaggi dalla tradizione artigiana italiana, ma rischiano di restare intrappolate nella loro dimensione che non consente di remunerare in modo adeguato il lavoro», ci ha spiegato Valter Cantino, docente di economia aziendale presso l’Università degli studi di Torino e autore della ricerca sulle “Innovazioni vincenti nell’agroalimentare”, realizzata all’interno dei progetti di ricerca dell’Università di scienze gastronomiche e supportata da Deloitte, nota società di consulenza internazionale. «La continuità con la tradizione deve andare di pari passo con l’innovazione. Per essere competitivi è necessario: gestire al meglio i passaggi generazionali, valorizzare i propri prodotti, rendere efficienti i processi produttivi, ampliare la propria gamma di prodotti e di servizio, gestire gli aspetti finanziari connessi allo sviluppo».

Elisa Giordano

MARIACRISTINA ODDERO

Poderi e cantine Oddero, La Morra. Fatturato 2011: oltre 1,4 milioni di euro con una quindicina di dipendenti.

 Poderi e cantine Oddero è uno dei marchi storici di produttori del Barolo. A Giacomo Oddero, emblema della viticoltura d’eccellenza, negli anni si sono affiancate le figlie, che uniscono l’eredità di una sapienza antica ad aggiornate tecniche produttive. Mariacristina Oddero ha ampliato la cantina: «Ho voluto costruire una struttura seminterrata, a basso impatto ambientale, che desse risalto alla storicità dell’azienda. La nostra prima bottiglia in vetro risale al 1878, mancava uno spazio in cui poter mostrare la nostra tradizione e l’evoluzione». Impegnata in prima persona per la valorizzazione del territorio, Mariacristina ha mostrato il suo impegno anche nell’adesione al club Unesco di La Morra e dichiara: «Spero di aver contribuito a testimoniare l’importanza di tutti i nostri territori vocati alla coltivazione del Nebbiolo ». Se le si chiede quale può essere l’intervento di una donna in un ambiente, fino a poco tempo fa, molto maschile, risponde: «Nella viticoltura delle nostre zone i grandi passi sono stati fatti. Ora è tempo di dare attenzione ai particolari e la mia cura per i dettagli è estrema, una caratteristica femminile».

CHIARA SOLDATI

La Scolca, Gavi (Alessandria). Fatturato 2011: circa 4 milioni di euro con 20 dipendenti.

Chiara Soldati ha meno di 40 anni e da venti è impegnata nel mondo del vino. Quinta generazione nell’azienda di famiglia, vive il suo mestiere con grande passione. «Ritengo che la vita agricola sia una missione: si è agricoltori sempre, non solo nel momento in cui siamo in ufficio o in azienda. Sono quotidianamente a contatto con la realtà tangibile della produzione, della vita e dello sforzo umano». L’azienda ha introdotto un numero rilevante di innovazioni (dal recupero delle acque al controllo della temperatura a freddo durante la vinificazione), con uno sguardo attento all’impatto ambientale e un grande investimento in risorse umane. «Sin dagli inizi della mia carriera ho avuto sempre una particolare sensibilità per le risorse umane al femminile. Non per femminismo, ma perché mi sono resa conto che le donne sono molto puntuali, qualificate e precise, spesso hanno una gestione del tempo migliore», spiega Soldati. Chiara è una delle rappresentanti dell’Onilfa, Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro femminile in agricoltura: «È importante incoraggiare le donne che intraprendono una carriera in un mondo prettamente maschile».

CARLA CERIOTTI

Riseria Ceriotti, Novara. Fatturato 2011: 11,5 milioni e mezzo di euro con 15 dipendenti.

Mezzo secolo di tradizione e una grande propensione all’innovazione. Nel 1934 il cavaliere di Vittorio Veneto Giuseppe Ceriotti acquistò un antico mulino a Novara. Negli anni, quella che era una piccola bottega che produceva esclusivamente riso si è trasformata in una complessa impresa industriale guidata, a partire dagli anni ’90, dalle nipoti del fondatore, Carla e Cecilia. «Il nostro successo è dato dall’intervento della tecnologia nei processi produttivi, senza mai tralasciare l’intervento umano», afferma Carla Ceriotti. «È importante l’esperienza nella scelta della materia prima, lo scambio continuo di informazioni con il produttore agricolo così come l’utilizzo di silos computerizzati di nuova costruzione per garantire la salubrità del prodotto. Il nostro core business da una quindicina d’anni è la lavorazione del riso per l’alimentazione infantile, un prodotto delicato e che richiede la massima attenzione». Un’impostazione tramandata da generazioni e uno sguardo accurato al prodotto che secondo Carla «non c’entra con l’esser donna, è questione di attitudine».

FRANCESCA NADALINI

Azienda ortofrutticola Nadalini, Sermide (Mantova). Fatturato 2011: circa 3 milioni di euro con 60 dipendenti. Quella di Francesca Nadalini è un’azienda agricola nata nel 1979. Oggi produce 50.000 tonnellate l’anno di meloni a polpa arancione utilizzando tecnologie che consentono di misurarne il grado zuccherino in linea di confezionamento. «Abbiamo terreni che permettono di avere un prodotto di qualità superiore», spiega Francesca, «il melone a Mantova è una tradizione, basti pensare che è raffigurato in affreschi risalenti al ’500. La coltivazione è stata abbandonata e poi ripresa negli anni ’70 da mio padre insieme ad altri coltivatori».

Qual è la sfida in questo campo? «Mi sono battuta personalmente per ottenere una nomenclatura comune. Ho preso esempio dal Parmigiano reggiano e dal Grana padano, prodotti in zone diverse e con un risultato unico. Più di sette anni di riunioni e burocrazia e finalmente nel 2012 è arrivato il marchio Igp e con esso una disciplinare di produzione che garantisce un livello alto».

Come lavorano le donne in agricoltura? «La differenza sta nella forza fisica, sicuramente a nostro difetto. Ma abbiamo altre caratteristiche vincenti come la spinta all’innovazione, alla ricerca accurata».

PAOLA POLCE

Cooperativa agricola Le erbe di Brillor, Alice Superiore (Torino). Fatturato 2011: 100.000 euro; 3 i soci, di cui 2 sono donne.

Quello di Paola Polce non è un mestiere ereditato dalla famiglia. Da affermata manager nel settore dellamodaora è una dei tre soci della cooperativa agricola Le erbe di Brillor, che in provincia di Torino coltiva erbe aromatiche officinali per trasformarle in agridetergenti per la pulizia della casa. Comemaiquesto cambio radicale? «Sono di natura eclettica, amo studiare e documentarmi su qualsiasi cosa mi appassioni. Stanca del sistema della moda e provata dalla malattia di alcuni familiari, ho intrapreso la strada della naturopatia e ho incontrato quelli che oggi sono i miei soci, geniali quanto estranei a dinamiche commerciali. Ho iniziato ad aiutarli fino a far diventare la nostra piccola azienda il mio mondo». Qual è il punto di forza? «Cerchiamo di ritornare alla terra senza fare passi indietro,maintegrando l’intervento della tecnologia. Dalla natura si può ottenere molto, senza ricorrere alla chimica. La donna è anche madre, è nostra responsabilità agire verso un cambiamento rispettoso nei confronti della natura umana e ambientale».

 

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