ROERO verso la secessione

VEZZA Non c’è stata una votazione palese venerdì scorso nell’assemblea dei produttori del Roero che confermasse in modo inequivocabile il gradimento delle aziende del territorio per la costituzione di un Consorzio di tutela autonomo per la denominazione “Roero”, maforse non ce n’era bisogno. È stata, infatti, la grande partecipazione a dare al Comitato promotore la conferma del gradimento di tale progetto e così nei prossimi giorni ne verrà avviata la costituzione. Una decina di produttori si presenterà davanti al notaio per sottoscrivere l’atto costitutivo e lo Statuto e così «il dado sarà tratto».

Si passerà, quindi, alla fase di adesione al nuovo Consorzio dei produttori appartenenti alle tre categorie riconosciute: viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. A questo punto, ci si conterà. Se l’insieme degli iscritti e delle produzioni avrà superato il quorum minimo (il 40% per le matricole e il 66% per il prodotto) per ottenere l’erga omnes si procederà, altrimenti i problemi si faranno seri.

È questo, in sostanza, il nocciolo del problema e lo ha sviscerato con molta chiarezza davanti a circa 200 persone a Vezza Francesco Monchiero, uno dei componenti del Comitato promotore, ma anche uno dei tre esponenti del Roero nel Consiglio dell’attuale “Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero”. Il punto cruciale sta nel fatto che, oggi, nel Consorzio la denominazione “Roero” non dispone della quota minima di rappresentatività e quindi anche l’attuale organismo avrebbe serie difficoltà a portare avanti le funzioni di gestione e tutela per tale Docg.

La gravità del problema è emersa nei mesi scorsi quando il Consorzio ha approvato il nuovo Statuto e ne ha ottenuto la conferma dal Ministero delle politiche agricole: Roero e Roero Arneis sono risultati gli unici vini tutelati dal Consorzio senza la quota minima di rappresentatività.

Addirittura, il “Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero” dovrebbe cancellare dal proprio nome il riferimento alla denominazione “Roero”. Una situazione che ha dell’inverosimile se si pensa che, nel 2004, quando la denominazione Roero Doc stava per diventare Docg, nel Consorzio c’era la rappresentatività per entrambe le tipologie. Ottenuta la Docg, un po’ il potenziamento delle produzioni, un po’ la fuoriuscita dal Consorzio di produttori che non ne vedevano più l’utilità, hanno vanificato la condizione di rappresentatività.

A questo punto è auspicabile uno scatto di orgoglio da parte dei produttori del Roero che finora sono rimasti alla finestra con un’adesione convinta al nuovo Consorzio, visto che nell’organismo consortile albese o non sono mai entrati oppure lo hanno lasciato dopo pochi anni.

Se le cose restassero come adesso, vale a dire con un Consorzio senza la rappresentatività minima, la denominazione “Roero” avrebbe seri problemi a continuare a sviluppare quell’autogestione dei vigneti e delle produzioni che ultimamente ha permesso di mettere un freno all’impianto selvaggio fissando a 25 ettari all’anno la quota di nuove vigne per il Roero Arneis, limitando così i rischi di un esubero di produzione rispetto al mercato che già si profilava all’orizzonte.

Nonostante le assicurazioni venute nell’assemblea di venerdì scorso, resta il rischio di una scissione nell’ambito del Consorzio albese. Il presidente Pietro Ratti, presente alla riunione di Vezza insieme al direttore Andrea Ferrero e al tecnico Emanuele Coraglia, ha ribadito l’impegno a mantenere un collegamento stretto con il nuovo Consorzio del Roero anche con un apparentamento sulle tematiche amministrative e tecniche. Ma anche il Consiglio del Consorzio albese e il suo Presidente sono in scadenza di mandato e quindi è difficile oggi garantire il futuro. Staremo a vedere.

Giancarlo Montaldo

PIETRO RATTI Attendiamo gli sviluppi del progetto

Il presidente del “Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero” Pietro Ratti si pone in una posizione super partes e rimane prudente. «Per il momento, stiamo a vedere quali saranno gli sviluppi. Ne abbiamo parlato sia in Consiglio che in alcune riunioni dei vari gruppi di denominazione, ma non abbiamo preso alcuna decisione. Sappiamo che il “Consorzio del Roero” non nasce contro il nostro Consorzio, ma per conseguire qualcosa di nuovo e questo è già un dato positivo».

Quale potrebbe essere la reazione degli appartenenti alle altre denominazioni?

«Confesso che al momento non lo sappiamo. Le reazioni viscerali potrebbero vedere in negativo questa decisione, ma ci auguriamo che non si siano reazioni a catena e che questa decisione venga valutata solo come la volontà di fare un cammino più autonomo».

Viene da chiedersi se fosse davvero necessario avviare un progetto di questo genere o se non si potesse trovare una via di mezzo conseguendo una maggiore autonomia nell’attuale Consorzio.

«Il nuovo Statuto del “Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero”, approvato nella primavera del 2012 e confermato dal Ministero a fine anno, contiene un forte contributo all’autonomia delle varie denominazioni, anche per la tutela e la promozione. Probabilmente, anche questa nuova situazione non è stata giudicata sufficiente».

E, allora, quale può essere la ragione reale per la costituzione del nuovo Consorzio?

«Credo che il loro problema principale sia il raggiungimento della cosiddetta “rappresentatività”, che consente di disporre del cosiddetto “incarico erga omnes”; una situazione che, nonostante tutti gli sforzi, nell’attuale Consorzio non si è riusciti a conseguire. D’altronde, per ogni Consorzio sarà sempre più importante disporre dell’erga omnes per svolgere con autorevolezza il proprio ruolo nel contesto vitivinicolo».

Venendo alle cose pratiche, ci potrà essere una collaborazione tra i due consorzi? Il Comitato promotore del nuovo organismo parla di sinergie sugli aspetti amministrativi e tecnici. È possibile?

«Mi auguro di sì. Logicamente, dobbiamo attendere gli sviluppi che prenderà il progetto del Roero. Da parte nostra, si tratterà di vendere loro un servizio. Il come, il quanto e il quando appartengono alla materia da definire».

g.m.

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