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Grillo mette all’angolo destra e sinistra

IL COMMENTO Prima di commentare i risultati, sconvolgenti, del voto, una parola sul numero grandissimo di italiani che non hanno voluto comprendere l’importanza di queste elezioni. Persino ad Alba l’affluenza alle urne si è fermata intorno al 78,5 per cento, 5 punti meno delle precedenti elezioni politiche. Pur segnalando un malessere diffuso e profondissimo, questo massiccio assenteismo ancora una volta è la più inutile e autolesionistica delle scelte. Chi l’ha compiuta non solo si è spogliato del diritto di dire la propria sul suo futuro, ma ha rimesso nelle mani di altri il potere di decidere anche di lui.

Eppure, queste elezioni hanno rappresentato davvero una svolta. Hanno un vincitore indiscusso, che è il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, il cui consenso è montato in misura del tutto impensabile. Sia sul piano nazionale che nella nostra città, ha superato il Pdl e sul filo di lana ha bruciato anche il Partito democratico, affermandosi come il primo partito. Grillo ha ora in mano larga parte dei destini futuri della nazione. Il problema è che nessuno ha la benché minima idea di come lui (e i suoi nuovi sconosciutissimi parlamentari) vorrà gestire la forza che il voto gli ha dato. Sapranno usare politicamente il loro consenso, o si limiteranno a un puro ruolo di interdizione? Se fosse così, il loro sarà stato davvero uno “tsunami”, che sul suo cammino tutto distrugge ma nulla costruisce.

Auguriamoci che, messi alla prova, questi nuovi nostri rappresentanti sappiano dar prova di saggezza, farsi carico degli interessi generali del Paese e non essere soltanto megafoni di burattinai che giostrano nell’ombra.

Vincitore sul piano strettamente numerico è la coalizione di centro-sinistra. Ma, al suo interno, amarissimo è il risultato del Partito democratico. Nella loro fenomenale débâcle complessiva, i sondaggi, fino alla vigilia, gli assicuravano una comoda prevalenza. Questo ha finito per condizionare la campagna elettorale del partito. Aveva saputo dimostrare nei fatti la sua rinuncia a chiudersi nei confini ristretti della “casta” e la sua volontà di rinnovamento. Ma poi non gli è bastato proporsi come portatore di istanze che non denegano quanto fatto nell’ultimo anno col sostegno pur critico al governo Monti ma puntano a correggerlo nel senso di una maggiore equità e di una maggiore attenzione alla necessaria crescita del Paese. Ora, con la sua coalizione dimostratasi troppo poco incisiva, si trova nella situazione di aver vinto ma di non poter nella sostanza governare.

Alla disperata rimonta orchestrata da Silvio Berlusconi, probabilmente credeva soltanto lui. Eppure per un soffio non è andata a buon fine. Le illusioni sbandierate a piene mani ancora una volta hanno illuso tantissimi italiani, inguaribili. Comunque, la battuta d’arresto del centro-destra è pesante. Soprattutto perché vi si intravvede una preoccupante assenza di prospettive. Il Pdl non è riuscito a lasciarsi alle spalle l’immagine di partito senza personalità propria, unicamente a disposizione del padrone e da lui in tutto e per tutto dipendente. Questo è stato il suo handicap fondamentale, oltre alla frantumazione in tanti pezzetti di cui solo i Fratelli d’Italia di Crosetto & c. hanno saputo mettere assieme un decoroso numero di voti.

L’essersi di nuovo messa al guinzaglio del Pdl non ha certo giovato alla Lega nord. Al momento in cui scrivo non si sa ancora se riuscirà a ottenere il suo vero obiettivo, la guida della Lombardia. Cosa che dai dati delle elezioni politiche parrebbe facilmente raggiungibile. Ma ciò non farebbe che rimarcare ancor di più la contraddizione di un partito che raggiunge il massimo del potere nel momento in cui il suo peso elettorale crolla ai minimi.

Infine la delusione maggiore, quella di Mario Monti. In campagna elettorale ha smarrito l’aura che lo circondava, proclamando una equidistanza tra destra e sinistra (l’una e l’altra, per lui, eguali) la quale ha finito per farlo apparire come un vecchio politico che aveva il solo obiettivo di impedire una vittoria chiara del Partito democratico per poter godere di una rendita di posizione a proprio favore. Entra in Parlamento per il rotto della cuffia, e intanto trascina nel gorgo anche una formazione politica di solida tradizione come l’Udc. E soprattutto si ritrova ad aver perso quel carattere di “terzietà” che ora poteva essere di grande importanza nel momento difficilissimo che abbiamo davanti.  Ad Alba, il prepotente affacciarsi sulla scena dei grillini e la pur modesta performance dei montiani abbattono, rispetto al 2008, di venti punti percentuali il centro-destra e di dieci il centro-sinistra. Ma quest’ultimo, sia pure “in discesa”, si afferma come la prima forza politica. Anche qui sembra aprirsi una fase politica del tutto nuova.

Gianfranco Maggi

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