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È la fondazione Crc, mica un premio

L’ex presidente della fondazione Crc Falco comunica la conclusione del giudizio

COLLOQUIO Discontinuità di un anno in entrata tra le cariche politiche e amministrative e la nomina negli organi di gestione, insieme all’impegno dei consiglieri a non candidarsi alle elezioni per dodici mesi dopo il periodo di servizio svolto presso la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo. C’è questo e altro di nuovo nelle misure appena varate nel capoluogo della Granda: si punta a un’adeguata presenza femminile – cinque donne contro le due odierne – nel Consiglio generale della Crc, con un vincolo particolare per gli enti che hanno designazioni plurime (Comuni di Cuneo, Alba e Mondovì, Provincia e Camera di commercio). Le decisioni assunte dal Consiglio generale della Fondazione nei giorni scorsi sono il frutto dei cambiamenti allo Statuto proposti dal gruppo di lavoro interno. Tra le innovazioni figura pure l’ampliamento dell’area d’intervento in provincia, con l’inserimento del Comune di Villafalletto e di cinque centri del Roero: Baldissero, Ceresole, Sanfrè, Sommariva del Bosco e Sommariva Perno. Il nuovo Statuto, adottato con venti voti favorevoli e tre astensioni, entrerà in vigore subito dopo l’approvazione da parte del Ministero dell’economia e delle finanze. Ne abbiamo parlato con il presidente della fondazione Crc Ezio Falco.

Ezio Falco Fondazione Crc

Che cosa potrebbe significare una maggior presenza femminile nel Consiglio della f o n d a z i o n e Crc, presidente Falco?

«Per intanto sottolineo il valore concreto di un atto che obbliga chi ha più di una designazione a indicare persone di genere diverso. Questo permetterà di avere in Consiglio generale almeno cinque donne su ventitré membri, quando oggi sono solo due. È una spinta importante per favorire la presenza femminile, penalizzata nelle scelte per i posti di responsabilità. Confido che ogni designazione, di qualunque genere, punti sulla qualità, professionalità e competenza in quanto c’è grande bisogno di classe dirigente all’altezza di sfide sempre più complicate».

 Perché si è sentito il bisogno di regolamentare la discontinuità in uscita ed entrata rispetto alle cariche politiche e amministrative?

«Lo prevede la Carta delle fondazioni approvata un anno fa dal congresso dell’Associazione delle fondazioni. La settima fondazione italiana, la Crc, non poteva certo ignorare tale orientamento. In entrata la discontinuità di un anno impedirà di “precipitare” in fondazione da incarichi politico-amministrativi, di qualunque livello. Oggi c’era l’incompatibilità, in futuro, appena lo Statuto verrà approvato dal Ministero, ci sarà l’ineleggibilità. Questo significa affermare in modo forte l’autonomia fra le istituzioni in un momento in cui è salutare evitare cortocircuiti mal compresi dall’opinione pubblica. In uscita dalla fondazione, la discontinuità di un anno per un membro del Consiglio di amministrazione significa impedire di sfruttare l’attività erogativa per favorire l’accesso a cariche elettive».

In questo delicato frangente economico il ruolo della fondazione Crc a supporto del territorio appare determinante. S’intravede qualche miglioramento della situazione economica?

«Il ruolo della fondazione è importante non solo per le cifre in gioco, ma per le modalità con cui le stesse vengono erogate. Per questo siamo impegnati a definire sempre meglio le strategie a servizio della comunità, sottoposta a pressioni epocali. Obiettivi chiari, definizione precisa delle priorità, tempi certi, trasparenza nelle decisioni, valutazione dei risultati sono gli assi portanti del lavoro impostato e attuato in questi anni. Questo è il contributo che ci sentiamo di dare in un contesto difficile, che caratterizza non una delle tante crisi vissute nel dopoguerra, bensì un cambio di modello di sviluppo».

Maria Grazia Olivero

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