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Pichetta tra i professionisti con il team Idea

ricardo_pichettaCICLISMO Ricardo Pichetta è un brasiliano atipico, perché a spiaggia e pallone preferisce noccioleti e bicicletta. Non che non gli piacciano il calcio e le distese sabbiose di Copacabana, sia chiaro, ma le due ruote e le Langhe fanno ormai parte di lui. Salito in sella dopo essersi infortunato giocando a calcio, l’italo-brasiliano di Albaretto della Torre, 26 anni compiuti lo scorso aprile, ha fatto del ciclismo la sua professione. Dopo una breve parentesi nelle categorie giovanili, Pichetta è approdato nei dilettanti, correndo per la toscana Mastromarco, per le albesi Tata e Limpida e, nelle ultime due stagioni, per la Monviso-Venezia del senatore braidese Michelino Davico. Nel 2014 gareggerà tra i professionisti con il team lombardo Idea. Gazzetta lo ha intervistato.

Ricardo, più di una volta sei stato accostato a una squadra professionistica. Ma alla fine se ne è fatto nulla. Speravi ancora in questa chiamata?
«Nemmeno nei momenti più difficili ho smesso di inseguire questo sogno, che oggi si può finalmente realizzare. Speravo di poter raggiungere prima questo obiettivo, ma è andata così e ora è inutile ripensare al passato e a ciò che non è stato. Adesso voglio concentrarmi sul team Idea, che ha dimostrato di credere in me e di voler concretizzare un progetto serio, incentrato sui giovani».

Vuoi ringraziare qualcuno per questo traguardo?
«Prima di tutto la mia famiglia, senza il cui appoggio non sarei potuto arrivare fin qui. Poi la mia fidanzata Michela, Domenico Cavallo, il senatore Michelino Davico, i tifosi e tutte le persone che mi hanno supportato e sopportato in questi anni. Un ricordo speciale va a Pietro Ferrero: nonostante la differenza di età, con la “scusa” della bicicletta, si era instaurata un’ottima amicizia. Oggi, se fosse ancora qui, sarebbe molto felice di vedermi correre tra i professionisti».

Avrai tante possibilità per metterti in mostra?
«Il general manager Marco Cannone e il team manager Omar Piscina, volutamente, hanno allestito un gruppo dall’organico limitato che conta tredici corridori e, quindi, credo che ognuno di noi potrà dire la sua. La nostra squadra, con licenza Continental, se non invitata, non potrà partecipare alle competizioni del World Tour, come il Giro d’Italia, ma non è un problema perché le gare alle quali possiamo partecipare sono davvero tante».

Quando si aprirà la tua stagione?
«A fine novembre andrò in ritiro con la nuova squadra, per poi esordire presumibilmente il 2 febbraio 2014, al Gp Costa degli Etruschi, in Toscana. Gareggerò in Italia, ma anche all’estero».

Dove ti allenerai?
«Molto dipenderà da dove la squadra deciderà di effettuare i ritiri. In ogni caso, quando possibile, mi allenerò sulle strade di casa, nelle Langhe».

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Con quale obiettivo parti?
«Sarei presuntuoso se dicessi di voler vincere una gara, anche perché di fronte a me ci saranno i ciclisti più forti del panorama internazionale. Punterò comunque sempre al massimo, mettendo sui pedali tanta grinta e l’esperienza che ho acquisito tra i dilettanti. Spero di poter tenere alto il nome di Albaretto della Torre, come sta facendo la campionessa di handbike Francesca Fenocchio».

Arrivi tra i professionisti con tanti ottimi piazzamenti ma non molte vittorie. Temi di essere etichettato come un “eterno piazzato”?
«No, anche perché molti dei piazzamenti che ho fatto valgono quanto un successo. Certo, mi piacerebbe vincere di più, ma non bisogna dimenticare che quando si corre non si è da soli. L’importante è concludere ogni gara sapendo di aver dato il massimo».

Troverai un altro professionista albese, Diego Rosa. Amici o rivali?
«Più amici che rivali. Anche se potrà capitare di doversi sfidare in gara, continueremo ad allenarci insieme. Spero possa presto raggiungerci tra i professionisti anche l’altro nostro compagno di allenamenti, Alberto Nardin di Racconigi».

Hai il doppio passaporto. Se arrivasse la convocazione della Nazionale brasiliana?
«Sarei orgoglioso di essere convocato dal Brasile, così come sarei fiero di ricevere una chiamata dalla Nazionale italiana. Ho l’imbarazzo della scelta, ma al momento manca la convocazione (ride, nda)».

Chiudiamo guardando al futuro: hai un sogno nel cassetto?
«Ho avuto la fortuna di realizzare diversi sogni, come il diploma, il passaggio ai professionisti e l’apertura con la mia famiglia di un bed and breakfast. In campo sportivo, non ponendo limiti, sogno di vincere la Liegi-Bastogne-Liegi, mentre per quanto riguarda la vita privata vorrei, un giorno, avere una famiglia tutta mia».

Enrico Fonte

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