CINZANO. L’Asti spumante tiene bene; la crisi si fa sentire con un calo di consumi soprattutto in Germania, Russia e Italia, ma i dati fanno ancora ben sperare per una crescita del settore. Nel 2013 Cinzano ha pigiato 13 milioni di kg di uve destinate all’ Asti docg, due milioni in più rispetto al 2012. Sono i dati forniti dal gruppo Campari che ha radunato al ristorante La Cascata di Verduno le 600 aziende agricole che conferiscono le uve per la produzione dell’Asti. Dal 1999 il marchio Cinzano è stato assorbito dal colosso milanese Campari, ma resta forte l’attaccamento a il territorio di Langa, Roero e Monferrato. Da 14 anni la cena dei conferenti è un appuntamento fisso nel quale i produttori di uva e l’azienda si incontrano, anche per fare il punto della situazione in vista della prossima vendemmia. «Probabilmente inizierà l’ultima settimana di agosto», spiegano l’agronomo Gianni Malerba e l’enologo Lorenzo Barbero. «Ci sono tutti i presupposti per pensare ad una buona annata».
«Campari, da quest’anno paga a 30 giorni, recependo la normativa nazionale. Questo dimostra come il gruppo sia vicino ai conferenti», prosegue Barbero. «Un rispetto che si concretizza tutto l’anno. Conosciamo i conferenti e le aziende che da generazioni forniscono le uve per l’Asti Cinzano. Con loro c’è un dialogo continuo”.
Aggiunge Mario Sandri, conferente da generazioni e consigliere nel Consorzio dell’Asti in rappresentanza della parte agricola: «Quest’anno alla qualità del nostro prodotto si aggiunge un valore, quello del riconoscimento Unesco. Noi produttori continuiamo a stare con i piedi saldi a terra, impegnandoci quotidianamente. Siamo noi che abbiamo creato questo straordinario paesaggio riconosciuto patrimonio dell’umanità». Conclude Mino Taricco, deputato e componente della Commissione agricoltura della Camera: « Stiamo lavorando per semplificare la burocrazia nel settore vitivinicolo e fondere in un unico organismo gli enti preposti al controllo».
Paolo Stacchini