Vincenzo D’Amore, il medico che salva i profughi

Vincenzo D'Amore, il medico che salva i profughi
Una delle molteplici “imprese” di Vincenzo D’Amore (nel cerchio), prima di partire per Malta: la realizzazione in Africa di pozzi per l’acqua attraverso l’associazione “Acqua per la vita”.

LA STORIA  Vincenzo D’Amore è un uomo di scienza e di fede, che emana energia coraggiosa. Da pochi giorni il medico albese – lavora al San Lazzaro di Alba – si è imbarcato su una nave che a Malta sta tentando di intercettare i profughi africani che attraversano il mar Mediterraneo.

Che cosa la spinge a partecipare, Vincenzo?

«In primo luogo la solidarietà. Il messaggio di papa Francesco è chiaro: non possiamo rimanere indifferenti. Altri due fattori mi guidano: l’amore per la mia professione e il piacere dell’avventura. Non mi spaventa l’ignoto o il pericolo che, anzi, mi motivano. Per Malta, mi sono semplicemente chiesto: che cosa posso fare per aiutare persone in pericolo di vita a pochi chilometri da casa nostra?».

Quali si aspetta siano le condizioni dei migranti? 

«È impossibile dirlo. È come essere medico in pronto soccorso: può arrivare un paziente col ginocchio sbucciato o con un arresto cardiaco. La condizione di partenza è critica: si tratta di persone su una nave, con provviste d’acqua e cibo scarsissime. Possiamo trovare i casi più disparati».

Ebola non la preoccupa?

«L’epidemia ha colpito l’Africa occidentale, non i Paesi di provenienza dei migranti».

Una delle molteplici “imprese” di Vincenzo D’Amore (nel cerchio), prima di partire per Malta: la realizzazione in Africa di pozzi per l’acqua attraverso l’associazione “Acqua per la vita”.
Una delle molteplici “imprese” di Vincenzo D’Amore (nel cerchio), prima di partire per Malta:
la realizzazione in Africa di pozzi per l’acqua attraverso l’associazione “Acqua per la vita”.

Parliamo dei migranti: quale storia porta centinaia di persone su navi tanto pericolose? 

«La maggior parte dei migranti arriva da Paesi in guerra. Sono persone che fuggono da conflitti, ad esempio, quelli in Libia o in Siria. Sovente questi profughi sono costretti ad attraversare il deserto. Ricordo un trekking africano di qualche anno fa: sulla sabbia ardente vedevo sputi di sangue e scarpe abbandonate, bottiglie, vestiti. Era il segno di un dramma quotidiano. Queste persone possono pagare il “biglietto” per l’Europa – dai duemila ai cinquemila euro –, ma le condizioni in cui affrontano il viaggio sono pericolosissime e senza tutele».

Che cosa pensa della nostra capacità di accoglienza dei migranti? 

«I profughi che fuggono dai conflitti devono essere accolti, senza “se” e “ma”. È un nostro dovere: le istituzioni non devono dimenticare l’aspetto umanitario, piuttosto che privilegiare quello politico».

Matteo Viberti

Grazie a Regina e Christopher parte la Migrant offshore aid station

Questa è la storia di Christopher (nato negli Usa) e Regina (italiana),  i fondatori di Tangiers, una compagnia specializzata in assicurazioni
e intelligence. Nel 2008 Tangiers si è insediata a Malta, terra di business ma anche partecipe di una vicenda drammatica: i profughi africani tentano di raggiungere l’Europa su barconi con quotidiana frequenza, tingendo il Mediterraneo di sangue e sofferenza.

Così, Regina e Christopher hanno deciso di dedicare le loro forze alla realizzazione della Migrant offshore aid station.  In pratica, una barca equipaggiata – con tanto di personale medico – per “salvare i migranti”, un «tentativo di contrastare quella che papa Francesco ha chiamato l’indifferenza della globalizzazione», spiegano i due imprenditori.

Secondo i dati di Migrant files, dal 2000 al 2013 sono morte oltre 23 mila persone nel Mediterraneo. L’equipaggio comprende un  paramedico, una ragazza che realizza filmati, due coordinatori  e un medico. La barca di soccorso batte le coste antistanti l’isola e soccorre i migranti per poi affidarli ai centri di raccolta o alle squadre di Mare nostrum. Ed è la figura del medico, che riporta il progetto ad Alba.

Vincenzo D’Amore è nato nel Mezzogiorno d’Italia, ha frequentato medicina a Pavia e, da oltre trent’anni, lavora ad Alba. Medico presso il San Lazzaro, D’Amore è fondatore dell’associazione Acqua  per la vita, che realizza progetti legati  alla costruzione  di pozzi e iniziative
di sviluppoin Etiopia ed Eritrea. Quando può, Vincenzo “parte” per una missione.

È stato nei mari del Polo Sud e in numerose aree svantaggiate del globo, lavorando per il Ministero degli esteri e prendendo parte a svariate spedizioni. Domenica 12 ottobre Vincenzo è partito per Malta, imbarcandosi sulla Migrant offshore aid station. Tornerà tra due settimane: per quanto possibile, Gazzetta seguirà il viaggio e ne riporterà le sensazioni, le paure, le storie e le riflessioni.

m.v.

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