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La nuova sanità: aspettando Verduno, Alba di 1° livello, Bra solo ospedale di base

TORINO Ennesima riforma sanitaria ai nastri di partenza. Il presidente della Regione Sergio Chiamparino e l’assessore alla sanità Antonio Saitta hanno presentato, mercoledì scorso, la delibera di giunta che rivede la rete ospedaliera pubblica e privata del Piemonte e che avrà effetto entro il 2017. La parola d’ordine è la solita, risparmio, come ha dettagliato Chiamparino: «L’obiettivo è riqualificare la spesa sanitaria riducendo gli sprechi che in questi anni hanno abbassato la qualità del sistema sanitario piemontese, per tornare ad investire sul territorio, sulle tecnologie più avanzate e sulla prevenzione». Dalla nuova organizzazione di ospedali e reparti dovrebbero saltare fuori almeno 400 milioni di euro «da destinare anche all’edilizia sanitaria e soprattutto a rafforzare in modo considerevole l’assistenza territoriale e domiciliare».

Saitta precisa che la revisione della rete ospedaliera pubblica non comporta alcun disservizio per gli utenti: «Per i cittadini non ci saranno rivoluzioni, anzi: nei prossimi due anni porterà ad un reale aumento di efficienza nei reparti».

In sostanza nelle varie zone del Piemonte gli ospedali pubblici verranno riclassificati secondo una serie di livelli di importanza a cui corrisponderanno primariati, reparti e servizi che gli stessi erogheranno. «Oggi le strutture complesse attive negli ospedali pubblici del Piemonte sono 842, con una frammentazione eccessiva di personale e con una produzione che troppo spesso non raggiunge i volumi necessari per garantire parametri di sicurezza agli ammalati» sottolinea Saitta che spiega come l’accorpamento li porterà entro i prossimi due anni ad averne solo 668; nelle strutture private le strutture complesse sono 185 e diventeranno 148. «Non ci saranno né licenziamenti, né riduzioni di personale: a partire dal 2015 ci saranno invece incrementi di personale medico ed infermieristico. La nostra programmazione serve a valorizzare le numerose eccellenze della nostra sanità, ma soprattutto a garantire ai piemontesi un servizio sanitario che fermi l’emorragia di mobilità passiva verso altre Regioni».

 

La provincia Granda verrà organizzata nel quadrante Piemonte Sud-Ovest, con il Santa Croce e Carle di Cuneo come ospedale hub, Mondovì ­– rinviato a fine 2015 per una valutazione più esaustiva ­- Savigliano ed Alba (aspettando il completamento di Verduno) come Dea di 1° livello, Bra e Saluzzo come ospedali di base, Ceva come ospedale di area disagiata.

Sferzante il commeto dei consiglieri regionali del Movimento 5 stelle: «Dalle tabelle emergono decisioni inquietanti. Area Piemonte Sud Ovest: A Ceva resta solo medicina generale mentre resta in sospeso il giudizio sul declassamento dell’ospedale di Mondovì. Bra è declassato a ospedale di base, con solo medicina e chirurgia, nella vana attesa di completare il cantiere del nuovo ospedale di Verduno mentre viene chiusa l’emodinamica di Alba», commenta Davide Bono.

Per l’ospedale di Alba resta tutto da capire il futuro dell’emodinamica, aperta nel 2008, sopravissuta nel 2013 grazie a un accordo di collaborazione con Savigliano e ora sparita dai tabulati regionale, salvo per la postilla che ne prevede il trasferimento dal Santissima Annunsiata a Verduno, quando questo sarà completato.

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