Tartufi. L’impegno di Andrea Olivero. Intervista esclusiva al viceministro

Olivero 23CANALE.  Andrea Olivero, cuneese, viceministro all’agricoltura, ha partecipato quale ospite al quinto raduno regionale dedicato ai trifolao e ai loro cani.

Il tartufo è una delle eccellenze del territorio. Come si può proteggere il made in Italy, tutelandone la qualità?

«Dobbiamo trovare una soluzione all’annosa vicenda relativa alla tassazione del tartufo italiano e una modalità con la quale garantire trasparenza nel settore. In questi anni più volte siamo andati vicini a una legge in merito ma purtroppo è mancata la possibilità di concluderne l’iter, con il rischio di non avere sufficiente trasparenza in un settore eccellente. Il tartufo è simbolo di qualità molto alta, di un territorio virtuoso e non vogliamo che venga rovinato né da produzioni estere spacciate come italiane né inquinato dalla nomea di evasori; dobbiamo mettere tutti nella condizione di pagare tasse sostenibili e, al contempo, garantire la trasparenza del prodotto. È un lavoro che abbiamo iniziato e cercheremo di portare avanti in modo concreto, senza annunci».

Un problema che spesso sollevano i cercatori di tartufo riguarda la tutela dei terreni tartufigeni e il fatto che le piante tartufigene stanno scomparendo. Cosa si può fare?

«É un tema che stiamo affrontando, di cui abbiamo discusso anche con l’assessore regionale all’ambiente Alberto Valmaggia perché dovremo studiare con i Comuni e con le associazioni di cercatori gli accordi per effettuare rimboschimenti mirati affinché quelle terre abbandonate, e sono tante, possano tornare a essere sufficientemente curate per produrre tartufo. Credo che nell’ambito dei nuovi Piani per la tutela ambientale si possano trovare le forme di finanziamento più consone per risolvere,  insieme ai Comuni, queste necessità».

Il riconoscimento del tartufo come prodotto agricolo nella politica agricola comunitaria può essere uno stimolo per la creazione di nuove tartufaie?

«Il tartufo è un prodotto agricolo anomalo; sul tartufo nero abbiamo esperienze di coltivazione che hanno dato dei risultati importanti mentre sul bianco c’è una situazione differente che lo rende, per questo, unico e pregiato. Certamente vogliamo che venga considerato all’interno della produzione agricola ma ne venga contestualmente salvaguardata la sua peculiarità, anche perché rimanga la figura del ricercatore e non soltanto del coltivatore. Ciò comporta che si trovi un punto di sintesi tra diverse esigenze: da un lato c’è il tema della tassazione – perché essendo prodotto agricolo potrebbe godere di specifiche agevolazioni -, dall’altro lato occorre normare la possibilità di andare a cercare anche nelle proprietà altrui senza che ci sia violazione dei diritti. Se noi irrigidissimo troppo il sistema si correrebbe il rischio di ridurre la produzione. In molti paesi europei il tartufo viene assimilato a prodotto agricolo, se l’Italia non si adegua, c’è il rischio di uno svantaggio per questo mondo produttivo, ma noi abbiamo la necessità di arrivare non solo alla definizione di un Iva ma a quella di un sistema, per trovare un equilibrio tra mondo dei cercatori, commercianti e trasformatori».

Si avvicina Expo 2015: quali opportunità per le eccellenze e per il territorio?

«Sono appena tornato da Berlino all’incontro con 71 ministri all’agricoltura in tutto il mondo. C’è grande attesa per Expo. Ci si rende conto che questa è un’occasione per presentare i nostri territori. Abbiamo un patrimonio Unesco che è anche un’area produttiva straordinaria, con prodotti rinomati, tra cui il tartufo e possiamo metterli in mostra ma con Expo vogliamo anche presentare un nuovo modello di agricoltura per il futuro. Dopo un ventennio in cui l’omologazione in agricoltura è stata terrificante oggi dobbiamo lavorare con l’idea di una nuova globalizzazione, che rispetti le specifiche colture e le culture alimentari».

e.c.        

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