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5,3%, primato cuneese in tema di lavoro

LAVORO / 1. Fra gennaio e febbraio sono stati attivati 1.382.978 contratti di lavoro, 154mila in più rispetto allo stesso periodo
del 2014, con una crescita del 12,6 per cento. Lo ha comunicato il Ministero del lavoro,secondo cui l’aumento per i contratti a tempo indeterminato è di 79mila occupati, conuna crescita del 35 per cento. I dati, stando alle dichiarazioni del dicastero guidato da Giuliano Poletti, non sono influenzati dal Jobs act varato dal governo di Matteo Renzi e dal nuovo modello del contratto a tutele crescenti, operativo solo dal 7 marzo; si tratterebbe degli effetti della legge di stabilità, che prevede incentivi come la decontribuzione
fino a 8.060 euro l’anno per i primi tre anni di assunzione a tempo indeterminato e il taglio dalla base imponibile Irap. Sulla situazione il nostro giornale ha chiesto l’opinione di Domenico Massimino e Joseph Meineri, presidente e direttore di Confartigianato
imprese Cuneo.
Parliamo del cuneese, Massimino. Qual è il bilancio delle imprese nell’ultimo anno?
«Non è stato facile per le aziende artigiane della provincia. Le piccole e medie imprese rappresentano oltre il 90 per cento del tessuto economico italiano, ma da sempre si accollano il gravame maggiore nei periodi di contingenza.Questo va ad assommarsi ai noti problemi strutturali che interessano il comparto, dai ritardi nei pagamenti, alla difficoltà di accesso al credito, all’eccessiva e
assurda burocrazia».
Com’è il morale degli imprenditori? «Se, da un lato, c’è molto malcontento per la situazione – dovuta anche ai continui paletti
e intoppi con i quali spesso ci scontriamo – dall’altro è evidente la tenacia e l’attaccamento al lavoro. Chi resiste continua a produrre ricchezza che ricade sul territorio, ogni giorno innova e sviluppa nuove soluzioni tecnologiche (l’artigiano, pur rimanendo legato
alle tradizioni,nonèpiù richiuso nelle “botteghe”), è disposto a mettersi in gioco sfruttando le opportunità offerte dall’internazionalizzazione e dall’apertura verso nuovi mercati».
Meineri, come si presenta il quadro generale relativo all’occupazione? «Per quanto riguarda i dati occupazionali globali, se a livello regionale si è registrato un aumento (+17 mila unità) di persone in cerca di occupazione, nella nostra provincia il tasso di disoccupazione scende passando dal 6,8 per cento (anno 2013) al 5,3 per cento negli ultimimesi, riportandoci ai primi posti su scala
nazionale. Anche le imprese artigiane hanno contribuito ad arginare la piaga della disoccupazione giovanile. In questo contesto si collocano il Jobs act e gli intenti del governo in tema di riforme per rilanciare l’occupazione».
Si intravedono soluzioni per battere la recessione? «Bisogna liberare l’apprendistato da costi e vincoli introdotti dalla riforma Fornero, rilanciare l’alternanza scuola-lavoro, valorizzare le competenze, implementare l’esperienza del sistema di formazione “duale”,
efficace collegamento tra il mondo della scuola e ilmondo delle imprese che consente ai giovani di conseguire un titolo di studio imparando un mestiere. È la strada per affrontare il dramma della disoccupazione giovanile e potenziare la qualità manifatturiera made in Italy. Bisogna utilizzare il Jobs act per definire un sistema di orientamento e di sostegno al lavoro che, al pari degli altri
Paesi europei, offra ai giovani un percorso di continuità e coerenza tra istruzione, formazione, esperienze on the job e inserimento lavorativo con contratto di apprendistato».
Matteo Viberti

 

 

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