Reverse charge: prossima la bocciatura dell’Ue. Cirio: Attendiamo la notizia da mesi

Alberto Cirio
L’eurodeputato Alberto Cirio.

ALBA Vicina la bocciatura dell’Unione europea alla reverse charge dell’Iva per la grande distribuzione: con le nuove previsioni macroeconomiche diffuse dalla Commissione europea sta per arrivare il più che probabile stop alla norma contenuta nella legge di stabilità, per la quale chi vende prodotti alla grande distribuzione organizzata non incasserebbe più l’Iva dai clienti, ma dovrebbe attenderne il rimborso dallo Stato.

«Sembra ormai imminente la bocciatura dell’Ue a un provvedimento contro cui ci battiamo in modo forte da quando il Governo Renzi lo ha malauguratamente adottato – sottolinea l’eurodeputato Alberto Cirio, che sulla reverse charge aveva presentato una specifica interrogazione alla Commissione Ue  – Confindustria ha più volte denunciato il gravissimo danno che questa misura causerebbe a migliaia di aziende del nostro Paese. Un provvedimento scellerato, mascherato come lotta all’evasione fiscale, che in realtà servirebbe solo a far fare cassa allo Stato a spese delle aziende e di migliaia di posti di lavoro. La bocciatura, come emerso a seguito delle nuove previsioni macroeconomiche, potrebbe arrivare giovedì 7 maggio».
Il commento del presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi: «Accogliamo con soddisfazione la notizia arrivata da Bruxelles. Siamo soddisfatti di aver contribuito a riportare nel suo alveo naturale una norma assurda, che avrebbe provocato la chiusura di numerose nostre aziende associate, legittimando di fatto un modo alquanto discutibile del Governo di fare cassa a spese delle aziende. Infatti, quella che il Governo spacciava come misura contro l’evasione fiscale, alla fine agli occhi dell’Unione europea si è svelata per quello che era realmente, vale a dire un prestito forzoso e senza interessi allo Stato sulle spalle di aziende già in ginocchio a causa della crisi. A nome di tutte le aziende associate ringrazio tutti quanti nei mesi scorsi si sono battuti per evitare che questo scellerato provvedimento entrasse in vigore e in particolare l’eurodeputato Alberto Cirio, che aveva fatto sue le istanze dell’industria cuneese presentando due interrogazioni all’Unione europea».

Da un sondaggio effettuato a gennaio da Confindustria Cuneo su un campione di aziende associate sulle conseguenze dell’entrata in vigore della misura, era risultato che il 52% degli imprenditori intervistati avrebbe dovuto ridurre il personale, il 53% sarebbe stato costretto a ritardare i pagamenti dei salari, il 46% si sarebbe dovuto rifornire sui mercati esteri invece di comprare materie prime italiane e addirittura il 40% avrebbe paventato una cessazione dell’attività.

Dopo la denuncia di Confindustria Cuneo, sull’abolizione del provvedimento si erano anche pronunciate, tra i tanti: Ance Cuneo, altre territoriali italiane (Confindustria Piemonte, Asti, Alessandria, Como, Nord Sardegna, Toscana Sud, Novara), oltre a Assolatte, Federalimentare, Federdistribuzione, Coop, Conad, Federtessile, Assotelecomunicazioni e Assitol (Associazione industria olearia).

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