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Banca d’Alba: siamo giovani da 120 anni

IL COLLOQUIO Giovani, da 120 anni. È lo slogan con cui Banca d’Alba festeggia, allestendo un carnet d’appuntamenti di prestigio, che animeranno la città. La dicitura attuale dell’istituto di credito cooperativo ha, in effetti, origine a ottobre del 1998 dalla fusione di tre casse rurali e artigiane nate alla fine del diciannovesimo secolo: quella di Gallo Grinzane Cavour (1900), quella di Vezza (1899) e quella di Diano, quest’ultima datata appunto al 1895. Così, nelle terre oggi tutelate dal marchio Unesco, in poco più di un secolo, da piccolissime realtà originate dalla necessità di combattere l’usura e la miseria, si è sviluppata la prima banca di credito cooperativo d’Italia. Ne parliamo con il presidente Felice Cerruti – che vanta mezzo secolo di fedeltà al “suo” istituto come socio – alla vigilia della presentazione degli appuntamenti made in Alba, città “cuore” di un istituto proteso in avanti, presente anche a Torino, nel Verbano, nell’alessandrino, nell’astigiano e in Liguria, con 70 sportelli.

cerruti

120 anni su cui riflettere, presidente Cerruti?
«Certamente. Da tre piccole casse rurali è nata una banca che vuol conservare con orgoglio la propria origine e il valore fondamentale della solidarietà. Costituiti per aiutare una popolazione in miseria, abbiamo attraversato due guerre mondiali, il fascismo – un regime che avversava la solidarietà mutualistica –, per arrivare in crescendo fino a oggi: siamo la più grande compagine di credito cooperativo del Paese, con i nostri 47.590 soci in costante crescita pure tra i giovani e la seconda dopo Roma per volumi».
Qual è il segreto?
«Professionalità, abnegazione, servizi a misura di persona, attenzione al territorio, sviluppo del rapporto con l’estero, capacità di credito, fiducia, futuro».
Dice poco, Presidente! Eppure viviamo ancora un presente non facile. Non crede?
«Siamo passati dalle macerie del dopoguerra a un periodo di crescita vorticosa, contraddistinto dalla tangibile voglia di fare, di uscire dalla condizione di difficoltà da parte di contadini che diventavano anche operai alla Ferrero, alla Miroglio e alla San Paolo, cambiando vita e mentalità. Una situazione positiva per decenni, fino alla crisi globale iniziata nel 2007-2008. Bruciata dagli scandali, la popolazione mondiale ha smesso di credere nel futuro: ne è conseguito il blocco dell’edilizia, del commercio, dell’impresa. Banca d’Alba in questo frangente è stata accanto alle persone, alle aziende, alle famiglie, avvezza a non valutare solo i numeri quanto l’individuo».

Oggi possiamo dire di essere usciti dal tunnel della crisi, Presidente?
«Oggi si può pensare di ripartire per una nuova avventura. Sarà un movimento più lento, diverso da quello che
lo ha preceduto, ma i segnali ci dicono  che la marcia è avviata e strutturale. Ora occorre ricreare nei giovani, nelle famiglie e nell’impresa  la voglia di fare. Banca d’Alba si muove in questo senso, cogliendo tutte le opportunità (anche quelle dei fondi della Banca centrale europea, posti al servizio degli investimenti produttivi), mettendole al servizio della persona».

Maria Grazia Olivero

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