Una galleria per Roberto Ponzio, re del tartufo d’Alba

Museo Ponzio 112MUSEO. Orfano di madre a 12 anni, sposato con Maria Piazzo, commerciante nel sangue, langhetto di Neive, il commendator Ponzio è stato l’“Alba che cammina”. Dalla sua bottega sempre aperta, che ha lasciato sul finire degli anni Ottanta, sono passati artisti, gourmet e politici. Da via Maestra sono partite trifole per la regina Elisabetta, il presidente De Gaulle, Jacqueline Kennedy, Johnson, Nixon, Segni, Saragat, tanto per citare. Forse Ponzio ha mai avuto il gradimento del “palazzo”, come ipotizza lui, restio a riconoscere un altro re, dopo quello che il tartufo aveva inventato. Dice d’aver lasciato per troppa burocrazia, non prima d’aver sperimentato il tartufo in scatola: «Lo mangiavano, intingendo i grissini nell’acqua di conserva, magnati e famosi uomini di mondo. Ma la trifola, se davvero la volete gustare, bisogna morderla, non affettarla». Il commendator Ponzio parla infatti con disgusto della «“chirurgia estetica” della trifola» e con orgoglio dei premi ottenuti a destra e a manca, compreso nell’astigiano: «Li sfido tutti, anche oggi. Sono il Re del tartufo d’Alba. Nessuno mi strapperà lo scettro».

Così scriveva Gazzetta d’Alba il 19 ottobre 2004 in una delle ultime interviste al cavalier Roberto Ponzio, l’uomo che dal 1949 al 1986 intrattenne nel famoso negozio a metà di via Maestra un florido commercio di pregiato “bianco d’Alba”, trattato come un gioiello e inviato come tale ai più prestigiosi personaggi del bel mondo.

Oggi a Roberto Ponzio, il re del tartufo d’Alba, morto nel 2008, il figlio, altro Roberto, ben noto avvocato, ha dedicato una “galleria dei ricordi” situata proprio sopra il negozio. I premi, i riconoscimenti, la corrispondenza con i capi di Stato e le personalità omaggiate, i fotogrammi, gli eventi, le polemiche, le cronache giornalistiche – pure l’intervista di Gazzetta e il pezzo che Raoul Molinari gli dedicò da queste colonne – documentano il legame tra Alba, Ponzio e il commercio del mitico Tuber magnatum Pico. C’è molto altro ancora nelle stanze al primo piano di casa Ponzio: i consigli per conservare il tartufo, le ricette, i diplomi d’onore con il titolo Re dei tartufi d’Alba, la storia del “lanternino d’oro” vinto con 95 chili di tartufi in Fiera contro i 93 di Giacomo Morra, l’amicizia con Romano e Lidia Levi, scritta sulle etichette delle bottiglie esposte, infine l’attestato che gli consegnò nel 2006 Alba, sindaco Giuseppe Rossetto.

«L’iniziativa è nata con il proposito di dare il giusto peso e rispettare la memoria di un imprenditore che ha scelto, perseguito e onorato fino in fondo un modello commerciale risultato vincente: la vendita di un prodotto esclusivamente albese», commenta l’avvocato Ponzio, che ha curato insieme alla famiglia l’allestimento dell’intensa “galleria dei ricordi” di via Maestra 26.
Maria Grazia Olivero

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