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Non più “come pesci sugli alberi”. Ad Alba approccio a 360 gradi sulla dislessia

ALBA Da domani, forse, gli studenti albesi affetti da disturbi di apprendimento si  sentiranno un po’ meno “come pesci sugli alberi”.  E se sarà così il merito andrà ascritto alla fondazione Elena e Gariella Miroglio e alla sua presidente Elisa Miroglio, che hanno portato ad Alba alcuni tra i maggiori esperti a livello mondiale in tema di  dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia, e alle loro insegnanti, che dalla partecipazione al convegno avranno tratto spunti didattici fondamentali per trattare questi bambini dalle “intelligenze mancine”.  

Gli spazi del convegno sono stati ornati da pannelli che riportavano frasi di famosi dislessici, eccone alcuni:

Se al convegno Come pesci sugli alberi, sabato 21 novembre, hanno partecipato circa 800 tra insegnanti e genitori provenienti da tutto il Piemonte (e altre mille persone lo hanno seguito in streaming su YouTube), i laboratori di didattica “pratica”, che si terranno tra gennaio e marzo, saranno aperti solo ai docenti albesi. «Vorremmo che la nostra città, già eccellente per molti aspetti, fosse anche un esempio dal punto di vista scolastico, per l’attenzione verso i bambini che hanno disturbi dell’apprendimento», ha dichiarato Elisa Miroglio, in apertura del convegno, sottolineando la necessità di “ribaltare”  la diffusa convinzione che disturbo dell’apprendimento sia sinonimo di disabilità. «In realtà nei bambini dislessici il cervello funziona bene, ma in modi e tempi diversi rispetto alla maggior parte delle persone». 

Come pesci sugli alberi Elisa Miroglio (58)

A illustrare meglio questo aspetto è intervenuta la porfessoressa Maria Luisa Gorno Tempini, docente dell’Università di California e titolare, a San Francisco, di un centro specializzato in dislessia, che si sta battendo affinché, anche in Italia come negli Stati Uniti, le neuroscienze possano affiancare e sostenere l’approccio psicologico alla diagnosi e alla didattica dei dislessici. 

Ecco la video intervista esclusiva alla professoressa Maria Luisa Gorno Tempini, docente nell’Università della California, alla quale abbiamo chiesto quanto un’indagine come la risonanza magnetica possa aiutare a identificare le aree cerebrali che hanno sviluppato maggiori connessioni e, quindi, a predisporre un piano di apprendimento personalizzato per valorizzare le attitudini del bambino dislessico.

Posted by Gazzetta d’Alba on Sabato 21 novembre 2015

«Attraverso la risonanza magnetica, abbiamo dimostrato che nei cervelli dei dislessici, che hanno difficoltà linguistiche, fonologiche, a richiamare le parole che stanno “sulla punta della lingua”, a memorizzare tabelline, date, poesie, elenchi di capitali, ci sono collegamenti difformi tra le varie aree cerebrali. Ad esempio, se l’area che è deputata a riconoscere la forma visiva della parola non si  connette bene con l’area che riconosce i suoni, il bambino farà imparare a leggere e a scrivere. Per contro, magari avrà potenziata l’area legata al pensiero creativo o quella che regola l’empatia, ovvero la capacità di riconoscere le emozioni degli altri ed entrare in sintonia con loro». A testimoniare la veridicità di queste affermazioni, le video testimonianze di tre uomini di successo: il cantautore libanese, naturalizzato britannico, Mika (clicca qui per il video), lo scrittore Daniel Pennac e il velista Giovanni Soldini.

Nelle loro parole, un comune denominatore: la volontà di rivalsa nei confronti di una scuola che ha creato loro difficoltà pesanti, in certi casi, come per Pennac, autentico dolore. Il desiderio di trovare la propria strada, di non farsi schiacciare dalle difficoltà.

Come pesci sugli alberi Giacomo Stella osserva uno dei pannelli che riportano frasi di dislessici famosi(47)Nel convegno, che ha affrontato il tema da diversi punti di vista, da quello psicologico, a quello neurologico a quello didattico, Giacomo Stella ha richiamato la scuola italiana  alle sue responsabilità: «Ci sono voluti anni per capire che i dislessici non erano bambini pigri. La dislessia ha una base genetica, ma questo non vuol dire che non si può intervenire. Noi siamo il risultato di come le nostre caratteristiche personali impattano con l’ambiente. Se l’ambiente è favorevole c’è sviluppo. Altrimenti emergono le difficoltà. Il problema non è la dislessia. Il problema è la scuola. La legge 170 è la prima vera riforma della scuola, perché dal 2010 ha imposto un diverso modo di valutare gli studenti e gli eventuali insuccessi scolastici. Ha imposto un cambiamento nella didattica. La scuola oggi sa insegnare ai bambini bravi ma non facilita l’apprendimento. Si apprende a casa. Specialmente per i bambini dislessici il “grosso del lavoro” viene fatto a casa, in famiglia. Se Alba vuole diventare un’eccellenza deve cambiare questo paradigma. La scuola deve aiutare tutti ad imparare».

Nelle video interviste, rilasciate in esclusiva a Gazzetta d’Alba che ha seguito l’appuntamento con aggiornamenti in tempo reale sulla sua pagina Facebook, le indicazioni del massimo esperto italiano in dislessia Giacomo Stella a insegnanti e genitori, correlate da questo  assioma: valorizzare.

Ecco, in esclusiva per Gazzetta, un secondo breve video intervento del professor Giacomo Stella

Posted by Gazzetta d’Alba on Sabato 21 novembre 2015

Ecco una breve video intervista al professor Giacomo Stella, ordinario di psicologia all’Università di Modena e Reggio Emilia, uno dei massimi esperti di dislessia a livello internazionale, sulle emergenze della scuola italiana.

Posted by Gazzetta d’Alba on Sabato 21 novembre 2015

Forse meno illuminante delle attese, l’intervento del professor Camillo Bortolato, inventore del metodo didattico analogico, che a diversi insegnanti è apparso di più semplice applicazione con i bambini dall’intelligenza “rotonda” e molto meno con le intelligenze mancine dei dislessici, che hanno difficoltà ad associare segni grafici e fonemi corrispondenti.

Stimolante la chiusura della professoressa Lilia Teruggi, che ha sottolineato l’importanza delle attività cooperative, in cui i bambini Come pesci sugli alberi Lilia Teruggi (56)collaborano e si sostengono a vicenda per realizzare un lavoro comune, come una storia, un cartellone didattico, una lettera. «Occorre valorizzare sempre la componente emotiva perché l’apprendimento sia efficace», ha ribadito, spiegando: «di un bambino che ha un quaderno immacolato e zeppo di lettere o sillabe copiate alla lavagna, posso dire che sa ben copiare. Ma se prevale la comunicazione, ovvero la risposta al bisogno emotivo di entrare in relazione con gli altri – ad esempio per raccontare ai compagni cosa hanno fatto di bello nel fine settimana – avranno risultati migliori».

Come pesci sugli alberi Alessandro Baricco (57)E mentre, dopo nove ore di convegno, le docenti sfilavano via, sulle scale, nel parcheggio, risuonavano tra i commenti molti richiami al monito di Alessandro Baricco: «Insegnare alle intelligenze mancine è una sfida, perché faticano ad adeguarsi al mondo, hanno vuoti, ma anche pieni, e questi sono ipertrofici; non hanno forme rotonde ma linee spezzate, spigolose. Sono uno sguardo sghembo sul mondo, capace di dare un nome, di trovare una soluzione a quello che io, con l’intelligenza “rotonda”, conosco, ma non riesco a definire, risolvere».

E, tra le riflessioni delle maestre, anche le speranze di due mamme: «Sanno sorprenderci, permettiamo loro farlo».

Valeria Pelle

Di seguito la registrazione completa del convegno e altre foto.

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