Sanità e assistenza territoriale: Confindustria promuove un convegno

Sanità e assistenza territoriale: Confindustria promuove un convegno

SOCIETà La Sanità si è frammentata, geometrizzata in comparti che più non comunicano tra loro e in dinamiche di servizio pubblico costantemente assillate dall’assenza di risorse, dettami normativi, imposizioni dall’alto, logiche di profitto e risparmio. Un caos organico che si riflette sulla cura: il paziente viene perso di vista nella sua interezza e l’assistenza ricevuta non ha più carattere continuativo, la cronicità delle patologie non trova adeguata risposta e la sofferenza sempre crescente, così come il malcontento dei pazienti verso la relazione col medico.

Per analizzare e trovar soluzioni a questi problemi, il 28 novembre la Sezione Sanità di Confindustria Cuneo ha organizzato il convegno “Sanità e assistenza territoriale: quali prospettive per una migliore integrazione?”. Un incontro pionieristico, perché osava mettere in dubbio le fondamenta stessa della sanità locale.

Ha spiegato Paolo Spolaore, presidente della Sezione Sanità di Confindustria Cuneo e copresidente della Sezione Sanità di Confindustria Piemonte: «In primo luogo crediamo che il territorio rappresenti una importante opportunità da cogliere per la sanità pubblica, in quanto può diventare un decongestionante naturale di tutti quei servizi che fino a ieri venivano prestati esclusivamente negli ospedali. Quello che chiediamo alla sanità pubblica è di avere il coraggio di decentrare, ad esempio spostando la cura di patologie come la geriatria o la lungodegenza nelle cosiddette strutture di secondo livello (poliambulatori, Rsa, eccetera), che avrebbero solo bisogno di essere potenziate per poter svolgere nel migliore dei modi le nuove funzioni, sollevando anche economicamente le grandi strutture ospedaliere».

Spolaore prosegue chiedendo  alla sanità pubblica piemontese di iniziare a considerare la sanità privata non più come un antagonista o un avversario, ma piuttosto come un partner con cui innescare nuove sinergie che mirino all’integrazione tra le diverse funzioni, senza discriminazioni, come già avviene normalmente in molte regioni italiane. È dunque necessario adottare una logica di integrazione e reciproco avvicinamento. Il collegare punti fino ad oggi distanti come unica soluzione per incollare i frammenti in un puzzle funzionante, organico: pubblico e privato, medici e psicologi, fisioterapisti e osteopati, infermieri e Oss. La categorizzazione sembra nuocere al complesso, le professioni sanitarie sono in crisi: per questo, sul prossimo numero di Gazzetta, in edicola martedì 29 novembre, abbiamo raccolto le testimonianze di chi, ogni giorno, vive una situazione che appare lontana dall’antica considerazione “idealizzata” del medico come figura scevra di problemi, circondata da un’aura di angelico benessere, sia economico che professionale e sociale.

Matteo Viberti

 

 

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