Tartufo: il Ministero apre a cerca notturna e alla denominazione “Bianco d’Alba”

Se il tartufo non è più quello di una volta

ALBA Quale futuro per la denominazione “Tartufo bianco d’Alba”?

I trifolao piemontesi potranno mantenere viva l’antica tradizione della cerca notturna?

Queste le domande a cui si è cercato di rispondere oggi pomeriggio a Bologna, nell’incontro organizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Oggetto di discussione la prima bozza del piano di settore nazionale, pensato per regolamentare ogni aspetto relativo al complesso universo del tartufo.

«In definitiva, è stato un incontro positivo. Abbiamo sostenuto con fermezza la nostra posizione e avanzato la nostra proposta, che dovrà essere sostenuta da una documentazione approfondita su cui stiamo già lavorando», così si pronuncia a fine giornata Mauro Carbone, direttore del Centro nazionale studi sul tartufo, riguardo al problema della denominazione.

La trattativa sarà ancora lunga e complessa, ma il Mipaaf – che aveva avanzato l’ipotesi di introdurre la dicitura ufficiale “Tartufo bianco pregiato” – pare aver aperto gli occhi: «Abbiamo cercato di focalizzare l’attenzione sul brand commerciale “Tartufo bianco d’Alba”, conosciuto in tutto il mondo e sinonimo di qualità. Dopo una lunga discussione, il Ministero sembra aver compreso meglio il nostro punto di vista. Ci auspichiamo, dunque, un nuovo approccio ai tavoli di lavoro», spiega Carbone.

Toni più rassicuranti riguardo al problema della cerca notturna: «Non avrebbe senso vietarla. Anche  in questo caso la discussione è aperta, ma su questo punto sarà più semplice sostenere la nostra posizione e preservare la tradizione piemontese».

Francesca Pinaffo

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