Le associazioni fondiarie per rilanciare l’agricoltura nelle aree montane

Le associazioni fondiarie per rilanciare l'agricoltura nelle aree montane

SOMANO Fazzoletti di terra troppo piccoli per essere coltivati da soli, magari cointestati per quote irrisorie a decine di proprietari. Lo spopolamento delle zone montane ha prodotto anche queste comunioni ereditarie indivise tra soggetti ormai lontanissimi tra loro, che hanno creato non pochi problemi a chi intende fare agricoltura. Un’alternativa possibile è l’associazione fondiaria, che sostituisce alla gestione individuale della terra quella di tipo collettivo, senza però intaccare il diritto di proprietà. Se ne è parlato sabato scorso a Somano, in un incontro voluto dall’Uncem Piemonte, in collaborazione con l’unione montana Alta Langa (che aveva già promosso un incontro sul tema nell’autunno scorso, ndr) e l’Amministrazione comunale somanese.

Qualcosa è cambiato dopo la promulgazione della legge regionale numero 21 del 2 novembre 2016, che dava disposizioni per favorire la costituzione di associazioni fondiarie e la valorizzazione di terreni agricoli e forestali. Lucio Vaira, dottore forestale, ha portato l’esempio del Comune di Ostana, in Valle Po, dove le associazioni fondiarie hanno preso piede. «La collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale nella messa a disposizione di terreni inutilizzati e gli enti locali possono offrire supporto tecnico e, ad esempio, accesso al catasto gratuito», ha detto Vaira.

Mario Perosino, del settore agricoltura della Regione, ha approfondito i contenuti di tre misure, per le quali si emanerà il bando nei prossimi mesi e che hanno a che fare con le associazioni fondiarie. Tra queste, una è sul tema della cooperazione e finanzierà interventi a favore di gruppi di lavoro. Poi ci sarà un’operazione importante per l’approvvigionamento di biomasse forestali finalizzate a realtà industriali e regionali. Una terza misura riguarderà invece le zone rurali. Altre opportunità da non trascurare, che sono inserite anche nel Psr in corso, riguardano la realizzazione di opere pubbliche, in particolare in borgate di antica formazione e di limitata estensione.

Le associazioni fondiarie sono una partita che si deve giocare a doppio mandato tra pubblico e privato, come ha sottolineato il vicepresidente di Anci Piemonte Michele Pianetta: «Chiediamo alle Regioni condizioni prioritarie, poiché fare impresa in un piccolo Comune deve diventare come farlo in città».

A concludere l’appuntamento, coordinato da Marco Bussone, sono state le parole di Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte: «Vogliamo che i Comuni si facciano promotori delle associazioni fondiarie. Siamo ottimisti, oggi abbiamo gli ingredienti a disposizione per creare un nuovo fronte economico, ma dobbiamo considerare il ruolo fondamentale di Comuni e associazioni».

Unirsi è la migliore soluzione per ragionare di futuro.

Debora Schellino

 

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