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Lucia Annunziata interviene sulla questione del Mediterraneo

Lucia Annunziata e la questione del Mediterraneo

INTERVISTA A Lucia Annunziata sono sufficienti trenta minuti per sviscerare argomenti dell’attualità, in un faccia a faccia con i protagonisti della politica e dell’economia. Lo dimostra ogni domenica su Raitre, con il programma In ½ ora, e lo ha dimostrato sul palco del Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, durante l’incontro dedicato al futuro del Mediterraneo.

Se quest’edizione ha avuto per tema le Frontiere, quelle del giornalismo e quindi quelle della società, non si poteva non approfondire la questione dell’immigrazione e di una realtà ben più complessa rispetto al quadro trasmesso ogni giorno dai mezzi d’informazione. Così, sabato scorso, la giornalista d’origine campana – presidente della Rai dal 2003 al 2004 e attualmente direttrice di Huffington post Italia – ha approfondito l’argomento confrontandosi con Gad Lerner e Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica Limes.

Annunziata, sul palco ha dichiarato che «il Mediterraneo è un luogo geografico che, a oggi, andrebbe prima di tutto regolato dal punto di vista politico»: potrebbe spiegarci meglio?

«Il Mediterraneo rappresenta una questione incredibilmente complessa e dai molteplici risvolti, per questo non si può pensare di gestirla con politiche al taglio, muovendosi a pezzetti e in modo sconnesso. Per arrivare a qualche soluzione davvero efficace, si dovrebbe avere un’idea globale e soprattutto di lungo termine di ciò che l’Italia vuole fare e può fare, stando ai mezzi di cui dispone. In fondo, che cos’è la politica? Cercare di governare i grandi processi con idee di medio e lungo raggio».

Una politica in cui sembra risuonare sempre di più il termine populismo: esiste davvero questo fenomeno e qual è la sua accezione?
«Penso sia un termine abusato dalla battaglia politica e soprattutto usato male a livello d’informazione. Sono convinta che, al di là di fenomeni illustrati di volta in volta, dai cosiddetti populismi emerga una visione diversa del rapporto tra cittadini e istituzioni. Ovviamente, come è ben visibile, ne esistono varie forme: una cosa è Trump e un’altra è Le Pen, per esempio. Ma ciò che ne esce è un mutamento del concetto di democrazia rappresentativa e una partecipazione diversa dei cittadini. Intendo dire che, con l’avvento dei social network e dei nuovi media, sono emerse nuove questioni e soprattutto nuove richieste a cui le istituzioni sono chiamate a dare risposta e lo fanno in molteplici modi».

Ha messo sotto torchio i grandi nomi della politica italiana: quanto le istituzioni sono lontane dai cittadini in Italia?
«Viviamo in un periodo storico in cui la critica alla politica è molto forte e molto sentita, anche per via di partiti che hanno influenzato fortemente il clima generale del Paese, basti pensare al Movimento 5 stelle. Non ci sono dubbi: oggi la distanza è enorme, come possiamo percepire ogni giorno».
Francesca Pinaffo

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