Scovati due vitigni unici sulle colline di Santa Vittoria

Scovati due vitigni unici sulle colline di Santa Vittoria

SANTA VITTORIA In Italia, grazie alla sua particolare posizione nel Mediterraneo, furono portate, sin dall’VIII secolo avanti Cristo, molte varietà di vite di diversa provenienza. Coltivate per millenni e diffuse in altri Paesi europei, oggi sono in gran parte estinte o restano soltanto nella memoria orale di anziani viticoltori. In Italia, a metà Ottocento, si contavano nei vigneti oltre 4mila vitigni. Oggi ne sono rimasti soltanto 450. La tutela della biodiversità assume con gli anni sempre maggiore rilevanza per i suoi risvolti culturali, sociali ed economici. Ma quante specie di animali o vegetali sono andate purtroppo perse per sempre?

Queste riflessioni sono emerse nei giorni scorsi, in un incontro in un vigneto di Santa Vittoria con Anna Schneider, del Cnr, responsabile scientifica del vigneto sperimentale di Grinzane Cavour. La dottoressa Schneider era in visita all’azienda agricola Cournaja, in località Lussi, di proprietà della famiglia Cornaglia. All’incontro erano presenti Daniela Chiesa con il marito Mariano Cornaglia, Alfonso Cornaglia (padre di Mariano), anziano viticoltore e testimone diretto delle radici storiche dell’azienda che risalgono agli inizi del diciannovesimo secolo. E non mancava il futuro della cantina, ovvero Giacomo, il figlio di Mariano e Daniela.

L’azienda Cournaja ha molte cose da raccontare: Clemente Cornaglia nel 1918 acquistò la proprietà. C’era già una vigna con viti molto vecchie della superficie di circa un ettaro. Sul vicino Bricco del pino si racconta che Napoleone durante la prima campagna d’Italia guardasse il panorama sottostante, per valutare le future manovre militari. A circa 400 metri in basso si racconta che ci fosse un anforianum, dove i Romani cuocevano le anfore, utilizzando il tufo grigio presente in questa zona.

Clemente Cornaglia, per gratitudine sul buon fine dell’acquisto, fece costruire un pilone votivo sulla collina di Napoleone. Era il 1920. Recentemente è stato riparato e ristrutturato.

La vigna vecchia è stata oggetto di un’approfondita visita da parte della dottoressa Schneider, che vi ha riscontrato la presenza di rari vitigni piemontesi come il balau, il tibaldi, la barbera ciaria, il nebbiolo del bricco e il grec. È presente anche una rara uva bianca da tavola. Ma la scoperta più interessante sul piano ampelografico riguarda due vitigni presenti in pochi esemplari, chiamati dal signor Alfonso cournaietta e barbarossa. L’origine dei nomi non è nota e i vitigni, a un primo esame, non sono conosciuti dalla dottoressa Schneider.

Pertanto potrebbero essere esemplari unici nel complesso e vasto mondo dell’ampelografia viticola e per scoprirlo sono in corso le analisi sul Dna presso il Cnr (Istituto di virologia dell’Università di Torino). Della varietà denominata cournaietta esistono nel vigneto citato soltanto cinque viti.

Lorenzo Tablino

 

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