BALDISSERO Le racchette sono 965 e sono divise in quattro epoche. Si parte dal legno antico, con un’Ayres inglese costruita da un giocattolaio della regina nel 1895, al legno moderno, metallo e infine grafite. Paolo Bertolino, di professione incordatore di racchette, è l’ideatore del Museo della racchetta, in apertura a Baldissero da domenica 24 settembre.
L’idea nasce quando, rilevando il negozio che ha a Torino, si trova attaccate al muro alcune racchette e una fotografia. «Rappresenta Bjorn Borg inginocchiato sull’erba di Wimbledon nell’edizione del 1978, davanti a Jimmy Connors. Immortala l’esatto momento in cui viene messo a segno il punto, la racchetta sta cadendo ma è ancora sospesa in aria. Così mi venne l’idea della collezione, pensai che sarebbe stato magnifico posizionare la racchetta originale di Borg accanto alla sua fotografia». Le racchette provengono da donazioni, da mercatini, da siti Web. Sono appese al muro, accanto alle foto di coloro che hanno vinto più titoli di Slam e a una tabella in cui è riportato il numero di partite vinte e perse, con relativi punteggi.
I progetti futuri prevedono una sala virtuale, in cui verrà ricreata una proiezione tridimensionale di gioco nella quale i visitatori si potranno misurare, a colpi di racchetta, con i giocatori migliori del mondo. «Non esiste attrezzo al mondo in cui l’evoluzione e la tecnologia siano così avanzate; la racchetta è la parte più rappresentativa del tennis e dei campioni, come se fosse un prolungamento del braccio», sostiene Bertolino. «Desidero che chi entra, esca impressionato, con qualche conoscenza sul mondo del tennis in più». Per informazioni e prenotazioni consultare il sito www.museodellaracchetta.com.
Valentina Pavese