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Quali rimedi per battere la cimice?

Via libera dell'Ue al parassita “buono” che può sconfiggere la cimice asiatica

ASTI Si è tenuto giovedì scorso al consorzio dell’Asti un convegno sui risultati del monitoraggio di Drosophila suzukii e Halyomorpha halys (cimice asiatica) nel vigneto piemontese e sulle prime valutazioni del danno sull’uva causato dalla cimice asiatica.

Il progetto è finanziato dal consorzio dell’Asti, dal consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, dal consorzio del Roero e dalle aziende vinicole Araldica Castelvero e Cantina dei produttori Nebbiolo di Carema.

Via libera dell'Ue al parassita “buono” che può sconfiggere la cimice asiatica

Il salone era gremito di addetti ai lavori e studenti di agraria per ascoltare e vedere le diapositive sui risultati ottenuti nel 2017. Sono intervenuti Daniele Eberle (consorzio dell’Asti), Alberto Alma e Fabio Mazzetto (dipartimento di scienze agrarie e forestali dell’Università di Torino) e Aurelio Del Vecchio (Pegaso servizi agroambientali) che hanno confermato il danno provocato dalla cimice, che risulta stazionario e che viene costantemente monitorato.

Le cimici asiatiche, lunghe all’incirca 12-17 millimetri, di colore fra il grigio e il marrone, sono capaci di volare per 2,5-5 chilometri in un giorno e attaccare qualsiasi frutto. Onnivore, sono ghiotte di frutta e di semi e svernano al caldo, infestando abitazioni e macchinari. L’insetto d’importazione è un vero è proprio flagello, per coltivazioni di ogni tipo, schiudendo le uova ad aprile, accoppiandosi a maggio e colpendo sino all’arrivo del freddo.

Quali sono i rimedi di lotta? Innanzitutto occorre tenere molto pulito il vigneto togliendo le erbe. L’erba alta e l’alta densità delle piante favoriscono la presenza della cimice e i ripari per nascondersi. Per difendersi in modo totale è il momento di potenziare e sviluppare la lotta integrata alle infestazioni da parte dei fitofagi, adottare quindi una difesa che integri monitoraggio, trappole, reti, insetti antagonisti e prodotti naturali.

Uno dei rimedi, facilmente adottabile anche dall’agricoltura biologica e biodinamica, su cui stanno continuando le ricerche, è quello di trovare un antagonista, cioè un altro insetto che abbia il ruolo di parassita nei confronti della cimice asiatica. Chi invece è legato all’agricoltura convenzionale e ai fitofarmaci sintetizzati in laboratorio, questa volta rimarrà deluso. La difesa chimica, infatti, non è sufficiente a contrastare la cimice asiatica. Le sperimentazioni di diversi principi attivi sono fallite facendo appurare che i pesticidi aumentano la resistenza dell’insetto.

La cimice asiatica attacca anche il nocciolo e ha già provocato gravi danni nei tratti di pianura del Cuneese, e nessuno nasconde che in futuro possa diffondersi anche verso l’alta Langa (la zona più vocata per le nocciole), l’Astigiano e l’Alessandrino.

Senza i limitatori naturali dei suoi Paesi di origine (Cina, Corea e Giappone) questo insetto diventa una vera e propria calamità naturale che va affrontata con tutto l’impegno possibile.

Paolo Cavaglià

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