Come fanno alcuni insegnanti ad arrivare in cattedra se non sanno neanche l’italiano?

Come fanno alcuni insegnanti ad arrivare in cattedra se non sanno neanche l’italiano?

Signor direttore, ci risiamo: “Viva la squola”. Dopo gli strafalcioni della ministra Fedeli. Dopo la laureata che ha dichiarato al Tg: «Mi hanno detto che se mi risposerei, mi licenziano». Dopo le maestre del: «E adesso uscite i quaderni» e «Passeggiando è più comodo il gelato accono», altri orrori come “squola” e “sciaquone” sono assurti agli onori della cronaca ma solo perché finalmente un’incapace conclamata è stata licenziata «per manifesta incapacità didattica».

Due cose sono incomprensibili: 1) Perché chi ha promosso in V elementare un’alunna che usa il condizionale anziché il congiuntivo, e l’indicativo presente anziché il condizionale, non sia stato processato, licenziato in tronco per falso ideologico, visto che si tratta di reato (Art. 479 Cp, fino a 6 anni di galera) che il Codice penale annovera fra i “delitti”. E chi commette delitti “delinque”, cioè è un delinquente.

2) Perché quindi costei non sia stata fermata per abissale impreparazione alle medie, o al Liceo, o all’università, dove avrà pur dovuto discutere la tesi di laurea. Unica tragica conclusione: vergognosa collusione a ogni livello. Per cui non stupisce nemmeno che la maestra dello “sciaquone” abbia presentato ricorso avverso il licenziamento, anziché cambiarsi connotati e identità e sparire in silenzio. Costei, grazie alle tesi sindacali, avrà certezze demenziali tipo: «Poiché io ho scelto di fare l’insegnante, lo Stato deve darmi un posto da insegnante, che deve essere garantito, a tempo indeterminato, a prescindere dal fatto che io sappia insegnare o no, e che io lavori o stia invece sempre in malattia. Che anzi sarebbe cosa buona e giusta, perché permetterebbe anche ai supplenti di poter lavorare un po’». (Questa l’ho già sentita anche da un’insegnante albese, tutt’ora a piede libero). «Deve inoltre retribuirmi secondo i miei bisogni. Deve darmi una cattedra vicino a casa, o consentirmi il trasferimento. Perché io c’ho il diploma e quindi c’ho il diritto, io. Eccetera eccetera».

A costei non passa nemmeno per l’anticamera del cervello che il numero degli insegnanti debba essere rigorosamente correlato al numero degli studenti, così che l’offerta copra la domanda con ferrea selezione obiettiva, scartando i somari, e che l’eccedenza vada dirottata altrove. Immaginate lo sciopero di 200mila maniscalchi abilitati che esigano la reintroduzione dei muli nell’esercito in sostituzione dei semoventi cingolati che hanno reso superflua gran parte di loro?

D’altronde le difese sindacal-corporative di categoria ottengono, ad esempio, che una giudice, pizzicata in barca a vela mentre era in malattia, venga “punita” con la sola decurtazione di un mese di stipendio: 5.000 euro sui 65mila netti all’anno: il 7,69%. Né sospensioni, né licenziamento, né bacchettate sulle dita. Ma bravi!

Piero Bordino, Alba

Gentile signor Bordino, grazie per aver segnalato alcuni casi di malascuola che non fanno onore a chi se ne rende colpevole o anche soltanto complice. A essere obiettivi, però, dobbiamo ammettere che se la scuola oggi va avanti ed educa migliaia di ragazzi, lo dobbiamo il più delle volte all’eroismo di tanti insegnanti che sopperiscono alle inadeguatezze del sistema scolastico. Purtroppo, negli ultimi decenni, tanti ministri e Governi si sono cimentati in riforme che hanno generato confusione piuttosto che dare al Paese un sistema educativo all’altezza dei tempi. La vicenda degli insegnanti che rischiano di essere buttati fuori perché nel frattempo sono cambiate le regole non fa onore all’Italia. Perciò, via gli asini e i fannulloni, ma riconosciamo il sacrificio di chi considera ancora una missione quella dell’insegnamento. (g.t.)

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