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Le unioni fondiarie sono più vicine

Le unioni fondiarie sono più vicine?

ALTA LANGA Tra le zone montane cuneesi in cui sono state costituite le associazioni fondiarie, manca ancora l’alta Langa, ma l’assenza potrebbe essere colmata nei prossimi mesi. Da undici paesi della zona sono pervenute alla sede del Gal, a Bossolasco, manifestazioni di interesse per costituire le associazioni fondiarie, sodalizi il cui obiettivo è il recupero di terreni abbandonati per renderli di nuovo produttivi.
I centri coinvolti sono Arguello, Castelletto Uzzone, Levice, Mombarcaro, Monesiglio, Murazzano, Niella Belbo, Pezzolo Valle Uzzone, Prunetto e San Benedetto Belbo.

Sul territorio di questi Comuni è stata effettuata, in collaborazione con l’Università di Torino, un’indagine cartografica per individuare i proprietari dei terreni e l’originaria destinazione d’uso degli appezzamenti ed è probabile che tra questo mese e il prossimo si svolgano i primi incontri con i proprietari. Con le Amministrazioni comunali e i proprietari dei terreni il Gal sta anche portando avanti un lavoro di informazione e sensibilizzazione, in vista dell’uscita dei bandi a sostegno dell’associazionismo fondiario e del settore agro-silvo-pastorale.

Nel novembre 2016, la Regione ha ufficializzato la costituzione delle associazioni fondiarie con una legge ad hoc. In provincia di Cuneo questi sodalizi sono già attivi a Carnino e Upega, nel Comune di Briga Alta, in alta Val Tanaro; a Montemale, in Valle Grana; a Ostana, in Valle Po; a Stroppo e Macra, in Valle Maira. In provincia di Alessandria ne sono state costituite ad Avolasca e Caldirola e in provincia di Torino a Lauriano e Usseglio.

Come funzionano le associazioni fondiarie? I proprietari degli appezzamenti li conferiscono all’associazione, che elabora un piano di gestione e li affitta a un fruitore, che può essere un socio, un gruppo di soci o un imprenditore esterno.  I proprietari che non utilizzano il fondo rigenerato hanno un duplice vantaggio: mantengono la proprietà dell’area e ottengono una valorizzazione dei terreni che prima erano abbandonati. Inoltre, possono esercitare il diritto di recesso all’adesione.

La legge regionale prevede contributi a sostegno di queste iniziative. Alle associazioni fondiarie viene riconosciuto fino all’80% della spesa sostenuta per costituirle, mentre i proprietari delle aree ricevono 500 euro per ogni ettaro concesso di superficie utilizzabile, a condizione che lo lascino a disposizione per almeno 15 anni. Per questi finanziamenti la Regione ha previsto lo stanziamento di 300mila euro all’anno.  Inoltre, il comitato di sorveglianza sul Programma di sviluppo rurale 2014-2020 ha approvato una modifica allo stesso Psr, riservando alle associazioni fondiarie un importo di 950mila euro.
Sottolinea l’assessore regionale Alberto Valmaggia: «Per le zone considerate marginali si tratta di un’opportunità di crescita economica, ma anche di salvaguardia del territorio e dell’ambiente».

La legge regionale considera terreni incolti e abbandonati quelli non destinati a uso produttivo da almeno due annate agrarie. Ci sono poi quelli “silenti”, dei quali non è noto o non è reperibile il proprietario o l’avente diritto. In entrambi i casi, possono chiederne l’utilizzo le associazioni fondiarie, ma anche imprenditori singoli o associati. Ad assegnarli sono le unioni di Comuni o i Comuni stessi.

Corrado Olocco

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