L’Uncem chiede un postamat per ogni paese

L'Uncem chiede un postamat per ogni paese

POSTE Il blocco di tagli e chiusure nei piccoli centri fino al 2022, annunciato da Poste italiane alcuni mesi fa con il piano Deliver, sembra non accontentare i sindaci delle aree montane. La scorsa settimana, infatti, l’Uncem (l’Unione dei Comuni e degli enti montani) del Piemonte ha annunciato un’altra iniziativa per fare pressing sui vertici aziendali. I sindaci dei Comuni montani scriveranno alle Poste per chiedere nuovi servizi nelle aree interne e nelle terre alte. Secondo l’Uncem non basta infatti la promessa dell’azzeramento dei tagli e delle chiusure. Il “sindacato” dei paesi montani invita gli amministratori a chiedere più servizi nelle zone dove i tagli sono stati fatti negli ultimi dieci anni, con riduzioni di orari di apertura degli uffici e forti limitazioni nella consegna della corrispondenza.

Ormai, nella maggior parte dei centri delle Langhe la posta viene consegnata dieci giorni al mese. Una situazione che ha generato polemiche e proteste e che ha penalizzato i giornali che hanno molte copie distribuite via posta tra gli abbonati.  Nella lettera condivisa tra gli amministratori e proposta da Uncem, i sindaci chiedono a Poste italiane di investire risorse, visti gli utili di centinaia di milioni di euro degli ultimi esercizi.  Alla presidente Anna Maria Farina e all’amministratore delegato Matteo Del Fante, i sindaci fanno alcune proposte, inviate anche ai vertici di Agcom e Corecom, ai parlamentari piemontesi, agli assessori regionali Alberto Valmaggia (montagna) e Aldo Reschigna (enti locali) e ai consiglieri regionali.

Per i sindaci il punto fermo è la legge nazionale sui piccoli Comuni approvata nell’autunno scorso, che ha definito un nuovo quadro normativo nel quale si deve muovere Poste italiane nelle realtà più piccole, garantendo l’attuazione del servizio universale. «Poste è tenuta a rafforzare le opportunità nei Comuni dove i tagli sono già stati fatti, dove i servizi di distribuzione sono stati portati a dieci giorni su trenta al mese, dove gli uffici sono aperti solo due o tre giorni la settimana, dove i postini vengono sostituiti ogni tre mesi e dove i giornali o le raccomandate non arrivano più. Situazioni che non possiamo accettare, che i cittadini faticano a comprendere e che vogliamo siano immediatamente riviste», spiega Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte.

L’Unione degli enti montani sottolinea anche che dal protocollo firmato con la Regione Piemonte dall’ex amministratore delegato di Poste italiane Francesco Caio, non sono ancora arrivate azioni concrete. Naturalmente, aggiunge la nota di Uncem, nel potenziamento dei servizi non dovranno essere Regione o enti locali a mettere soldi, neppure sotto forma di cofinanziamento. Nella lettera i Comuni impegnano Poste italiane a integrare i servizi, ad esempio con l’installazione di un postamat in ogni paese dove l’ufficio postale è aperto a giorni alterni, con i servizi di tesoreria per i Comuni e le unioni montane o con operatori polivalenti per ciascun ufficio per migliorare l’erogazione dei servizi di sportello e di distribuzione. Inoltre, si ipotizzano collaborazioni con Pro loco, associazioni e Amministrazioni locali per portare negli uffici postali servizi nuovi, come quelli turistici e promozionali del territorio e si chiede una chiara strategia per l’attuazione dell’agenda digitale per le aree interne, in accordo con la Regione.

Intanto, però, per l’area albese si parla, tra la fine dell’anno e l’inizio del 2019, di un ulteriore taglio delle zone di recapito (ossia dei portalettere) attraverso la mancata sostituzione di chi andrà in pensione.

c.o.

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