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La grandine ha causato gravi danni anche nel Torinese

La grandine ha causato gravi danni anche nel Torinese

MALTEMPO All’indomani della violenta grandinata che nella notte tra mercoledì e giovedì ha colpito il Torinese, l’agricoltura guarda ai campi con smarrimento: nessuno, almeno negli ultimi venticinque anni, ricorda un evento atmosferico di così devastante entità. Impossibile, al momento, compiere una stima attendibile dei danni. I Comuni sono al lavoro per avviare le pratiche di riconoscimento della calamità naturale, ma gli agricoltori non si fanno illusioni.

Secondo una prima ricognizione effettuata sul campo dalla Confederazione italiana agricoltori di Torino, tra le zone agricole più colpite, per non dire sfigurate a livello uniforme, ci sono i comuni di Cambiano, La Loggia, Moncalieri, Trofarello, Vinovo e Beinasco. Qui non si è salvato quasi nulla. A Cambiano, la floricoltrice Paola Adriano mostra la copertura della sua serra fissa da 4 mila metri quadrati, completamente divelta dalla bufera di grandine: «Questa struttura era in piedi dal 1985 e nessun temporale era mai riuscito a scalfirla. Certamente questa volta si è trattato di un evento fuori dal normale. Ora stiamo raccogliendo i preventivi per la ricostruzione, in ogni caso per la nostra azienda il danno è di parecchie decine di migliaia di euro».

La grandine ha causato gravi danni anche nel Torinese 1

Piero Ferrero, ortofrutticoltore di Trofarello, dichiara che le zucchine della sua coltivazione sono irrecuperabili, comprese le 1.500 piantine messe a dimora il giorno precedente. Analoga la situazione per pomodori e peperoni. Per le prugne, le albicocche e il mais, il danno è almeno al 50 per cento: «Per le ciliegie se ne riparla il prossimo anno; sui fichi la valutazione sarà possibile solo tra qualche giorno», afferma Ferrero.

A La Loggia, nelle coltivazioni orticole a pieno campo dell’azienda di Michela Testa Sina non c’è più nulla da raccogliere: «Siamo costretti a lasciare a casa i dipendenti, staremo fermi qualche giorno per riorganizzarci e poi ripartiremo, come sempre».

Significativo è che nessuno di questi agricoltori, è coperto dall’assicurazione. Spiega il presidente di Cia Torino, Roberto Barbero: «La ragione è che le polizze assicurative ormai sono troppo costose, mentre il valore dei prodotti viene puntualmente sottostimato, le condizioni dei contratti sono troppo restrittive e gli eventuali rimborsi arrivano dopo anni, se va bene. Così, soprattutto nel settore ortofrutticolo, gli agricoltori tendono a non più assicurarsi. E’ un problema a cui va trovata una soluzione, come denunciamo da anni. La tutela del reddito agricolo continua a ridursi, senza che nessun governo intervenga».

 

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