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Torna a crescere il consumo di carne ma la tracciabilità deve migliorare

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ZOOTECNIA La carne piemontese torna in tavola dopo alcuni anni in cui c’era stato un brusco calo nelle vendite. L’inversione di tendenza nel primo trimestre del 2018 è certificata da un’analisi della Coldiretti Piemonte su dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo-alimentare). Secondo la ricerca, l’aumento dei consumi toccherebbe il 4% per pollame e carne di maiale e il 5% per le carni bovine. L’indagine evidenzia, poi, una decisa svolta verso la qualità, con il 45% degli intervistati che privilegia la carne proveniente da allevamenti locali. Spiega il vicepresidente di Coldiretti Piemonte Fabrizio Galliati: «La domanda di qualità e di garanzia dell’origine ha portato a un vero boom nell’allevamento delle razze storiche italiane da carne che, dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a popolare di nuovo le campagne. Con il riconoscimento dell’Igp per il vitello piemontese della coscia,
abbiamo ottenuto non solo uno strumento per la valorizzazione di un prodotto che ci rappresenta, ma anche la possibilità di dare ai consumatori garanzia di qualità e tracciabilità».

Il trend positivo viene confermato anche da Simone Mellano, direttore di Asprocarne Piemonte. «Al di là dei dati specifici, si registra un buon momento per il nostro settore. Anche i danni legati al maltempo di maggio che ha colpito i nostri allevamenti, sembrano superati. La crescita del consumo di carne è dovuta anche a un cambio di abitudini: secondo Eurispes è infatti diminuito il numero di vegani». Non mancano però le criticità, specie per quanto riguarda la distribuzione. «Bisogna migliorare la tracciabilità e l’etichettatura delle carni, per esempio nella ristorazione dove non esistono norme specifiche, a differenza della Francia. Quindi, spesso, mangiamo carni straniere, spacciate per italiane. Stiamo già lavorando per provare a risolvere il problema con un progetto nazionale», conclude Mellano.

Nella nostra regione la zootecnia da carne ha numeri importanti: le aziende che allevano la razza bovina piemontese sono 6mila, con 15mila addetti, oltre 315mila capi e un fatturato che arriva a 500 milioni di euro.

Daniele Vaira

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