Ultime notizie

Gnard, un termine piemontese intraducibile in italiano

 1

ABITARE IL PIEMONTESE

Gnard: Altezzoso, smorfioso, lezioso, lamentevole, viziato; di carattere chiuso e permaloso.

Così totale in lingua regionale che l’efficacia della sua traduzione non accontenta il suo contenuto. Per galanteria, viene proposta al maschile, ma è chiaro che può essere declinabile al femminile, aggiungendo una sola “a”. Siamo di fronte ad una parola intraducibile e proprio per questo si autodefinisce con se stessa. Gnard, una parola gnarda, per l’appunto.

La prima curiosità che balza all’occhio è che un vocabolo di cinque lettere sia composto da ben quattro consonanti, caratteristica onomatopeica di un termine austero. Infatti, coloro che vengono definiti gard o gnarde, hanno la nomea di non essere esageratamente in alchimia con l’interlocutore. L’origine assonante è francese dove, l’aggettivo mignard, rappresenta chi è leggiadro, affettato, smanceroso.

Un individuo del genere possiamo riconoscerlo sin dall’espressività con cui si propone al mondo: volto poco accondiscendente, sofisticato, con la “puzza sotto al naso”, talvolta un po’ dispettoso. Si tratta di persone dal carattere un po’ chiuso, che fanno credere di non aver bisogno di entrare in relazione con alcuno. Oggi prenderemmo in prestito una parola inglese: snob! Ma volete mettere tra gnard e snob quale sia più tradizional-popolare?

Parla nen da gnarda! (non parlare da viziata!), lo si dice ad un bambina che esibisce una voce o una parlata melensa perché troppo timida. Bèica ‘d mangé tut, fa nen tant ëȓ gnard (cerca di mangiare tutto, non fare troppo il viziato), dicesi a tavola quando qualcuno, grande o piccino che sia, mangia malvolentieri o si atteggia in modo sofisticato schifando ciò che trova nel piatto. Mì, slì, o me smìja tanto gnard (a me, quel tale, sembra così altezzoso) quando ci si trova davanti qualcuno che ostenta sapienza e mostrando di non aver minima stima dei suoi uditori.

Addirittura, nella commedia teatrale piemontese in due atti Scàpatȓavaj di Oscar Barile, viene definito gnard un animale domestico, niente meno che un cane, poiché si rifiuta in maniera altezzosa persino di mangiare gli avanzi dei suoi padroni.

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba