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Pro e contro la Sea Watch: storia di un presidio che cambia la storia

Presidio sotto il comune in solidarietà a Carola Rackete, comandante Sea Watch 2

ALBA Il 2 luglio Gazzetta d’Alba ha pubblicato su Facebook il racconto del presidio organizzato da alcuni giovani sotto il Municipio di Alba in solidarietà alla capitana della Sea Watch 3. Scorrendo i commenti rilasciati da centinaia di persone sotto la notizia, l’idea è quella di sadico compiacimento.

Sotto il Municipio non c’erano molte persone, ma il gruppo era simbolo della metà d’Italia che resiste, rimane, protegge la logica del cuore e della solidarietà contro quella dell’insulto, dell’insinuazione e dello sminuimento. In senso umano, pre-politico. Dice un partecipante all’evento: «Sono qui perché mi schiero in una delle due Italie ormai evidenti. Scelgo quella del soccorso e dell’aiuto ai deboli, dell’empatia. Scelgo l’Italia che si contrappone all’odio e alla discriminazione. Anche Alba può fare qualcosa, dal basso, dalla provincia, per resistere all’intolleranza».

La fazione opposta su Facebook è articolata su esternazioni tipo “Non aiutereste il vostro vicino di casa”, “Fannulloni”, “Siete pochissimi”, “Quando c’è da mobilitarsi per i poveri italiani perché rimanete sul vostro divano?” e “così alimentate il business delle Ong”. Rispetto a qualche anno fa, la fazione dell’odio sembra contare su di armi prima indisponibili: la legittimazione (si sentono autorizzati a intervenire perché le massime cariche dello Stato si comportano ugualmente: cade dunque il muro della vergogna) e l’ultra-razionalità: impalcature teoriche e dietrologie complottiste sono state create per tacciare di falsità, ipocrisia e corruzione l’atteggiamento di chi, semplicemente, aiuta. La semplicità di un gesto solidale si schianta contro meccanismi articolati di delegittimazione, attribuzione di significati che distruggono la purezza dell’intenzione.

Esistono alcune differenze comportamentali tra le due Italie. Quella digitale rimane su internet: non scende in piazza per difendere i propri ideali in modo spontaneo.  Non si aggrega, non organizza ma risponde con attacchi frontali e con pensieri presi a prestito dai politici o filosofi televisivi. Inoltre utilizza la logica del “noi” in contrapposizione al “loro”, invece della cooperazione. L’altro non è risorsa, ma minaccia. Queste differenze marcate definiscono due nazioni invisibili che si ripetono ad Alba. Due città affiorano, confliggono. Una è l’ombra dell’altra. Comprendere che questa scissione rispecchia quella interna a ognuno di noi, prenderne confidenza e trovare un nuovo linguaggio per comunicare con essa invece di rimuoverla o misconoscerla, è il primo passo teorico ed epistemologico da affrontare.

Sara Elide

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