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A Liliana Segre il tartufo contro odio e fascismo

La presidente dell’ente Fiera Allena, il sindaco Bo e il governatore Cirio scelgono la senatrice a vita per il prestigioso riconoscimento albese

A Liliana Segre il tartufo contro odio e fascismo

ALBA Ironica, serena ed entusiasta di visitare per la prima volta Alba che l’ha sempre incuriosita, a partire dal nome, ricco di speranza. È una Liliana Segre in splendida forma quella che ritira, in un teatro Sociale tutto esaurito –splendido colpo d’occhio con 40 sindaci in fascia tricolore –il Tartufo dell’anno, sabato 14 dicembre. La senatrice non nasconde il rapporto privilegiato con il Piemonte, regione che la rimanda a un’infanzia ancora felice, lontana dall’orrore dei campi di concentramento nazisti, non disdegna una tirata d’orecchio a un intervistatore sbrigativo e non fa sconti su un’inevitabile perdita di memoria sulla Shoah.

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«Lasciamo i Nobel ai Nobel», è la prima considerazione di Liliana Segre, che risponde alla proposta di Matteo Ricci, sindaco Pd di Pesaro, di candidarla per la pace.

Sul palco, con Segre salgono il sindaco di Alba Carlo Bo, la presidente dell’ente Fiera internazionale del tartufo bianco Liliana Allena e il presidente della Regione Alberto Cirio. «Le mie origini sono piemontesi, per parte di madre: i miei primi anni di vita, quando avevo una famiglia e una casa, hanno avuto come sottofondo il chiacchiericcio in dialetto della mia nonna torinese Olga con Susanna, una giovane cameriera di Mondovì che mi chiamava bela cita. La storia di Alba e il legame di questa terra con la nonna sono stati il motivo per cui ho colto l’invito. È molto bello essere qui: ho immaginato un incontro caldo, affettuoso, con ricordi di cose sentite e mai dimenticate e il profumo del tartufo, un sentore per me antico, dei giorni di festa, che profumava le stanze della mia infanzia». In merito alla sua condizione odierna, che l’ha costretta sotto scorta, Liliana Segre ha precisato: «In realtà, non mi curo né delle critiche né delle minacce, perché voglio sentire le voci positive, che sono tantissime, un’onda enorme, un mare importante di sentimenti benevoli espressi, che azzera critiche e minacce. Dalla vita prendo il bene, ciò che c’è di bello e buono; con gli studenti parlo di forza, ottimismo e speranza, mai uso termini negativi. Sono loro, questi ragazzi, le mie guardie del corpo». E, ancora, la forza dell’ex deportata ebrea: «Il negazionismo è nato quando, tornando dai campi di concentramento, ci siamo scontrati con la nostra incapacità di raccontare quanto avessimo davvero vissuto ad Auschwitz. Citando Primo Levi: “Era impossibile dire e comprendere l’indicibile”. Era più facile negare e pensare che l’uomo non potesse arrivare alla brutalità dei campi di concentramento. Quanto ai saluti romani odierni, alle sfilate a Predappio, vedo nulla di nuovo: molti fascisti nel dopoguerra diventarono in automatico antifascisti. Ora hanno solo scoperto di poter uscire dall’ombra, ma ci sono sempre stati».

La senatrice non s’illude che lo sterminio degli ebrei – come quello degli armeni – sia ricordato, ma ha ammonito: «È importante il ruolo dei giovani, i testimoni della memoria, perché una tragedia come quella dei campi di concentramento non abbia a ripetersi». E ancora Segre: «Ho voluto una commissione contro l’odio, ma non contro qualcuno o qualcun altro. Vorrei fosse una commissione contro l’odio in cui l’odio non trova posto».

Le motivazioni della consegna del tartufo dell’anno sono state lette da tre ragazzi delle scuole medie di Priocca e Govone, mentre il tartufo, una pepita da 170 grammi, offerto da Gianfranco Curti di Tartufi Ponzio di Alba, è stato consegnato da Diletta.

Marcello Pasquero

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