I segni che rivelano la presenza di Gesù tra noi

I segni che rivelano la presenza di Gesù tra noi

PENSIERO PER DOMENICA – TERZA DI AVVENTO – 15 DICEMBRE 2019

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3): la domanda del Battista a Gesù risuona anche nel nostro tempo. È difficile non chiedersi se era uno stile di vita come il nostro che Gesù voleva, se valeva la pena che Dio scendesse sulla terra perché i suoi seguaci celebrassero un Natale come quello che si celebra attorno a noi. Come sempre, cerchiamo risposte nella Scrittura.

I segni che rivelano la presenza di Gesù tra noi

L’invito alla gioia, che risuona per bocca di Isaia (35,1-8) e che è tipico della terza domenica di Avvento, fa fatica in un mondo segnato dalla malinconia. È il tema-provocazione dell’ultimo saggio dello psicanalista Recalcati, che si chiede se gli esseri umani non preferiscano le tenebre alla luce, la schiavitù alla libertà, la morte alla vita. Al centro della società e della psicologia delle masse non c’è più la ricerca della felicità individuale in spregio della Legge come qualche anno fa, ma il ritiro sociale del soggetto, la sua introversione. Invece dello spazio libero del deserto, il muro è il simbolo inquietante del nostro tempo: il muro della chiusura all’altro, alla vita, a Dio. Costruiamo muri con l’illusione che servano per difendere noi e le nostre cose, ma poi finiamo per morirci dentro come prigionieri.

Il Natale è gioia se è liberazione: dello sguardo, delle attese, della speranza. La parola “gioia” risuona più volte nel testo di Isaia. La gioia va cercata e può essere trovata anche nel deserto. Può arrivare improvvisa come l’annuncio della liberazione che prese alla sprovvista gli esuli a Babilonia, tanto da richiedere l’editto-ordine di Ciro e gli inviti di Isaia per indurre gli schiavi liberati a partire. La speranza ha bisogno di profeti per farci partire. Ce lo ricorda Giacomo nella sua lettera, con l’immagine del contadino che sa che nel ciclo della natura e quindi della vita c’è anche l’inverno, in cui non si raccolgono frutti (Gc 5,7-10).

Segnali di speranza. Rispondendo ai discepoli di Giovanni, Gesù non fa ragionamenti né promesse roboanti: cita piccoli fatti quotidiani, insignificanti per molti, in realtà segnali di speranza per chi ha uno sguardo di fede: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano». Ognuna di queste frasi fotografa un miracolo di Gesù, ma anche, se letta in chiave simbolica, indica il frutto della sua presenza e della sua parola. Gesù, in questo Natale può offrire a ognuno di noi uno sguardo nuovo, un passo più spedito, una vita e un mondo più puliti, una ventata di vita nuova.

Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba