Per l’Ires avremo 50mila occupati in più in cinque anni in Piemonte

Il turismo è il comparto che mostra il tasso di crescita più elevato (+3,3% medio annuo), mentre si evidenziano in positivo le attività immobiliari, oltre a quelle di supporto alle imprese e alle persone; vanno bene le scelte in campo professionale, scientifico e tecnico

Per l’Ires avremo 50mila occupati in più in cinque anni in Piemonte

OCCUPAZIONE In una società che mette al centro il lavoro, dove l’autostima è correlata al livello di successo professionale, il mercato occupazionale assume notevole importanza. Anche perché gli spazi sono angusti, migliaia di laureati devono emigrare oppure arrangiarsi in una eterna precarietà, spesso le conoscenze e il privilegio contano più che le competenze. Il terreno va conosciuto e previsto, in modo da non venirne sommersi.

Perciò l’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) ha tentato d’immaginare che cosa accadrà nel prossimo quinquennio in Piemonte a livello di occupazione. Gli esperti hanno analizzato i fabbisogni professionali nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023, ricavandone elementi in parte positivi.

Prima di tutto emerge come il fabbisogno totale (ovvero la necessità di nuovi ingressi, calcolando che molte persone usciranno dal mondo del lavoro a causa del pensionamento) supererà le 260mila unità. Lo stock complessivo di occupati crescerà di quasi 50mila persone, pari a un tasso medio annuo dello 0,6 per cento. La percentuale – secondo Ires – s’innalza allo 0,8 nel caso dello scenario più positivo e scende allo 0,3 in quello più negativo. C’è da dire che quantità non significa qualità. Da una parte emerge come, a fronte del miglioramento in Piemonte, altre geografie italiane se la passino ben peggio. Spiega il ricercatore Luciano Abburrà: «In Italia è previsto un tasso medio annuo d’incremento dell’occupazione compreso tra lo 0,3 e lo 0,5 per cento, inferiore al dato previsto per la nostra regione, a conferma del differenziale ancora esistente nel nostro Paese tra le regioni del Nord e le altre».

Il settore più in difficoltà sarà l’industria: si registrerebbe infatti nei prossimi anni un calo della richiesta di occupazione di 25mila unità, principalmente nel comparto meccanico, meccatronico e della robotica (–11.400 occupati).

Prosegue Abburrà: «Gli altri quattro macrosettori si attestano invece in territorio moderatamente positivo – le costruzioni e il commercio – o decisamente positivo: il turismo è il comparto che mostra il tasso di crescita più elevato (3,3 per cento medio annuo), mentre tra gli altri servizi si evidenzia il risultato delle attività immobiliari, amministrative e di supporto alle imprese e alle persone (+18.600 unità, +2,9 per cento medio annuo) e quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+16.700, +2,5%)». Meno incoraggianti le previsioni nel campo di istruzione (+0,2%), sanità (+0,7%), pubblica amministrazione (–0,7%) e trasporti (+0,1%). Infine, tra le componenti dipendenti privati, indipendenti e dipendenti pubblici, la prima sembra quella che trainerà la crescita, sia in termini assoluti che relativi: +44mila addetti previsti, contro una riduzione di 6.300 unità nel pubblico.

Roberto Aria

INCHIESTA: IL LAVORO CHE VERRÀ

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