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Seminario: la chiamata avviene sempre nell’ambito di una comunità

GIORNATA DEL SEMINARIO  Nella terza domenica del Tempo ordinario, la comunità del Seminario interdiocesano desidera invitare a vivere la Giornata del Seminario. Normalmente viviamo questa Giornata pregando per tutti coloro che si stanno preparando a diventare ministri ordinati e per quanti il Signore sta chiamando a seguirlo per questa via, facendo appello alla generosità di giovani e meno giovani, affinché riescano a trovare la forza per rispondergli di sì.

Seminario: la chiamata avviene sempre nell’ambito di una comunità
I giovani del Seminario di Fossano: Alberto, Nicolò, Andrea, Cristiano.

Finora la comunità cristiana ha cercato di far fronte al problema della riduzione del numero di preti attraverso l’invito alla generosità dei giovani e alla preghiera rivolta a Dio che chiama ad assumersi questo ministero.

Il titolo “Chiamati da chi?”, scelto per la Giornata di quest’anno, mette in evidenza un terzo elemento della dinamica vocazionale, che negli ultimi secoli è stato un po’ dimenticato: il ruolo della comunità che prepara e cura le vocazioni ai diversi ministeri.

La cooperazione della comunità non può essere bypassata, perché Dio chiama sempre in modo umano: per questo il processo vocazionale rimane connotato da tutta una serie di mediazioni umane indispensabili e insostituibili. Solo successivamente la persona, chiamata a ricevere il sacramento dell’Ordine nel dono dello Spirito, verrà configurata in modo specifico a Cristo per svolgere il ministero ordinato. Pertanto, essendo la comunità cristiana parte attiva nel processo vocazionale, è legittimo domandarci:
1) nel contesto socio-culturale-ecclesiale attuale, totalmente diverso da quello di alcuni anni fa, come le comunità possono aiutare chi è già ordinato a esercitare il proprio ministero?
2) visto che Dio chiama attraverso la comunità, come, essa, può svolgere questo compito, con quali attenzioni, mezzi, percorsi?
Lasciandoci interrogare da queste due domande importanti, ma legittime e opportune, auguriamo un buon cammino, ricordandoci vicendevolmente al Signore.

la comunità del Seminario interdiocesano di Fossano

Ecco come s’è trasformata la mia vita quando mi sono fidato di Gesù Cristo

«Maestro, abbiamo pescato tutta la notte e non abbiamo preso nulla. Ma sulla tua parola getterò le reti». In queste frasi di Pietro a Gesù dopo una nottata di pesca infruttuosa c’è la storia della mia vocazione, come forse la storia di ciascuno di noi. Perché penso sia capitato a tutti, anche più di una volta, di vivere quel momento in cui non puoi più nascondere neanche a te stesso quello che hai dentro, che devi fare i conti, senza maschere, con quello che vivi. E lì nascono le domande più vere, anche se dure: cosa sto facendo? Di cosa ho davvero bisogno? Eludere le domande fondamentali lascia più tranquilli ma segna la nostra sconfitta, mentre prenderle sul serio e provare a rispondervi è cammino e vita, è la strada per dare forma piena a quel desiderio di gioia vera che abita il nostro cuore.

Per me è successo in un momento di fatica, proprio come la nottata di pesca infruttuosa di Simon Pietro. In realtà, agli occhi di chi avevo intorno ero quello di sempre, giovane felice, impegnato in parrocchia come animatore e organista, già al lavoro come educatore professionale in una comunità per minori. Non mi mancava niente, ma dentro c’era una vena di tristezza per le paure che non riuscivo ad affrontare.

Seminario: la chiamata avviene sempre nell’ambito di una comunità 1
Don Marco Sciolla, vicario a Dogliani.

Da sempre impegnato in parrocchia, fedele alla Messa domenicale insieme al coro dei giovani, mi sono accorto, tutto a un tratto, che di fede non avevo capito niente. Conoscevo tante cose, spendevo tante parole agli incontri facendomi “maestro” degli altri, ma non avevo mai incontrato né ascoltato il Signore.
Accompagnato da un sacerdote, ho così preso in mano il mio cammino di fede, nella preghiera e nella meditazione del Vangelo, con una partecipazione più consapevole alla Messa e ai sacramenti. Così ho trovato pace, forza, pazienza e una serenità di fondo che non avevo. Non è che di colpo ho risolto i miei problemi ma questo cammino ha convertito il mio sguardo e sanato il mio cuore, ha dato senso al mio tempo e ai miei impegni.

Un’esperienza forte, che ha avuto il suo apice in Quaresima; segnando un prima e un poi nella mia storia. Perché in quel cammino ho trovato la forza di prendere il largo, di non rimanere chiuso nelle mie ferite e nei miei limiti, ma di gettare nuovamente le reti della mia vita.

Ed è stata una pesca abbondante, oltre le mie aspettative: l’aver sentito e accolto quello sguardo di Dio sulla mia vita, l’aver ritrovato fiducia in me e negli altri, l’aver trovato nella parola del Signore una luce per il mio cammino, l’aver preso consapevolezza di me e di quanto la mia vita fosse preziosa.
Non mi mancava niente, avevo un lavoro, degli amici, una famiglia. Ma in quel cammino ho sperimentato una gioia mai provata, ho trovato il senso dell’esistenza e cresceva il desiderio di condividere la mia esperienza. Una morte inaspettata, un versetto di san Paolo seminato dal Signore nel mio cuore, la fiducia che continuavo a coltivare hanno chiuso il cerchio alle mie domande. E così nel settembre 2010 sono entrato nel Seminario di Fossano. Studio, condivisione del tempo e del cammino, amicizia, preghiera, impegno pastorale sono stati gli ingredienti più importanti che mi hanno portato a essere ordinato prete il 29 giugno 2016. Dopo un anno a Ceva, sono diventato subito parroco a Murazzano e Marsaglia, due parrocchie nella Langa, e un anno fa vicario parrocchiale di Dogliani.
Non mancano le corse, i chilometri da macinare, le difficoltà nel seguire comunità diverse, con il rischio di essere presente solo per le celebrazioni e di non conoscere a pieno le realtà e le persone. La cosa che più mi rattrista è proprio il dare l’impressione di essere sempre di corsa…

Guardando ai miei primi anni di ministero, i momenti in cui sono riuscito a condividere le gioie e le fatiche delle persone che ho incontrato, portando in quelle situazioni la parola e la presenza del Signore, sono quelli che mi hanno fatto sentire maggiormente prete e che, nonostante le fatiche, mi fanno confermare la scelta e il cammino intrapreso, ripetendo ogni volta quel versetto di Luca da cui tutto è partito: «Ma sulla tua Parola getterò le reti».

don Marco Sciolla, diocesi di Mondovì

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