Alba, in teatro Romeo danza con Giulietta

L’INTERVISTA Il Balletto di Milano fa ritorno al teatro Giorgio Busca con una produzione in esclusiva. Romeo e Giulietta, dall’immortale dramma di Shakespeare, sarà presentato venerdì 7 febbraio da una delle più importanti realtà coreutiche italiane. Giordana Roberto e Federico Mella, che interpretano i due giovani amanti di Verona, raccontano il proprio legame con la danza e come questa dimensione artistica possa ambire a dialogare con linguaggi giudicati, erroneamente, distanti.

Alba, in teatro Romeo danza con Giulietta
Giordana Roberto e Federico Mella in Romeo e Giulietta.

Quando nasce la passione per la danza, Giordana?

«Ho iniziato a studiare a sette anni ma già da piccolina ballavo sempre. Poi ho approfondito lo studio in diverse scuole fino a quando, a 16 anni, decisi di trasferirmi a Milano per dedicarmi totalmente alla mia passione».

E tu, Federico?

«Anche per me ballare è sempre stato un divertimento. Mi sono avvicinato alla danza in modo più professionale a circa 14 anni, aggiungendo ai corsi che già frequentavo, hip-hop e danza moderna, quelli di danza classica. A distanza di un anno ho capito che quello che più mi appassionava della classica era la costante ricerca di qualità e il raggiungimento di minimi obiettivi giorno dopo giorno».

Giordana, la vostra è una professione che richiede molti sacrifici.

«Io credo che quando c’è amore in ciò che fai non si possa parlare di sacrificio: bisogna fare delle scelte e rinunciare a qualcosa. Riuscire a fare della propria passione un lavoro è una cosa bellissima; essere sul palcoscenico, ballare e ricevere gli applausi del pubblico ripaga da tutte le ipotetiche rinunce».

Cosa potete anticiparci di questa versione di Romeo e Giulietta?

«Romeo e Giulietta è la storia d’amore per eccellenza ed è uno spettacolo a cui sono particolarmente legata sin dalla prima volta che l’ho interpretato. Il nostro balletto è su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij ed è caratterizzato dalla fusione della danza classica con espressioni più moderne. Per Federico è stato il primo ruolo da protagonista, interpretato a 19 anni. Quella del Balletto di Milano è una versione svecchiata, che pur mantenendo la storia originale è accompagnata da scene e costumi più moderni rispetto a ciò che siamo abituati a vedere».

Come può il balletto arricchire la letteratura?

«È la rappresentazione della letteratura, è il tentativo di realizzare con gesti ed espressioni quello che è scritto in un libro. Dona vita alla scrittura, è una sua evoluzione. Riesce sempre a raccontare qualcosa senza la necessità di usare la voce. Le coreografie, passo dopo passo, riescono a esprimere quello che la letteratura chiede. Crediamo sia una delle poche forme artistiche a riuscire a valorizzare i grandi classici che la letteratura ci propone».

Quale rapporto ha la vostra generazione con la danza, Giordana?

«In Italia primeggiano gli sport (il calcio, la pallavolo ecc.) e la cultura della danza e del teatro non è molto diffusa tra i ragazzi; se fossero stimolati e invogliati a conoscere sin da piccoli (come succede in altri Paesi) sarebbe diverso».

E secondo te, Federico?

«Certo, in Italia la cultura della danza è poco conosciuta. Di conseguenza anche i giovani fanno fatica a decidere di andare a teatro a vedere un balletto e quasi sempre scelgono altre attività. Ma lavorando da dieci anni ormai in questa compagnia, ho osservato con stupore che i teatri hanno sempre più giovani tra il pubblico».

Alessio Degiorgis

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