Ultime notizie

Dieci orti in Benin per un’agricoltura sostenibile

Il consigliere comunale Francesco Testa in Africa per verificare lo sviluppo del progetto

Dieci orti in Benin per un’agricoltura sostenibile

SOLIDARIETÀ La città della Zizzola è sempre più legata alla zona di Parakou in Benin (Africa). Oltre alla riconoscenza a don Max Lafia, che come sacerdote ha operato per molti anni a Bandito e a Bra, adesso è stato avviato un progetto per la realizzazione di orti didattici e sociali, in collaborazione con il Comune e Slow Food. Il consigliere comunale di maggioranza Francesco Testa nei giorni scorsi è volato in Benin, per verificare lo stato dell’arte. Commenta: «Abbiamo realizzato dieci nuovi orti didattico-sociali in questo lembo d’Africa, collegato a Bra grazie a don Max Lafia».

Il radiologo braidese, consigliere comunale con delega al Consiglio comunale dei ragazzi, ha verificato il progetto denominato “Comune di Bra e Slow Food: insieme per un futuro sostenibile in Benin”. Tramite WhatsApp, ci racconta: «Questi orti, promossi da Slow Food e dal Comune – grazie ai soldi erogati da un bando della Regione Piemonte per progetti da attivare nell’Africa subsahariana – sono 10: 3 didattici e 7 sociali, in due blocchi da cinque. Il primo blocco è stato completato. E uno di questi orti è stato ricavato nel centro Primavera africana, realizzato da don Max. Poi ne ho visitati altri due: quello meglio riuscito è costituito da una distesa, quasi a perdita d’occhio, di tavolati coltivati in una zona piuttosto umida, con un grande valore aggiunto: a coltivarlo sono le donne di quella comunità, in un sobborgo poverissimo, che sono tornate così appieno a essere motori economici delle loro famiglie».

Il progetto è stato anche presentato ai ragazzi delle scuole elementari di Bra, grazie ad alcuni videocollegamenti, per far conoscere questa realtà e i bambini che vi abitano agli allievi braidesi, in modo che si possa avviare anche uno scambio epistolare tra loro.

Conclude Francesco Testa: «Oltre al reperimento di materiali da lavoro, si dovrà curare anche l’istruzione delle persone. Non soltanto una generica scuola di agricoltura, ma il tentativo di educare alla filosofia Slow Food: buono, pulito e giusto. Per liberarsi dalla dipendenza dalla chimica e dalle sementi industriali, privilegiando varietà autoctone di prodotti agricoli naturalmente resistenti».

Nei primi giorni di permanenza, Testa ha anche partecipato all’incontro nazionale delle condotte Slow Food del Benin, che hanno scelto di fare la riunione in quella località, per toccare con mano cosa siano gli orti didattico-sociali e quale sia la loro valenza per le comunità del posto.

Valter Manzone

Banner Gazzetta d'Alba