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Icardi: Verduno pronto entro giugno per l’Asl di Alba-Bra

Avviato in emergenza come un Covid-19 hospital, il presidio sulla collina – oggi quasi del tutto ultimato – non scorda la sua natura: curare albesi e braidesi

Icardi: Verduno pronto entro giugno per l’Asl di Alba-Bra

NUOVO OSPEDALE  Covid-19 hospital, ma non troppo. Complice una riduzione dei ricoveri da pandemia, sembra vicino l’avvio dell’ospedale di Verduno. Presentato come il centro regionale per mettere sotto scacco il coronavirus, il suo ruolo pare essere stato ridimensionato per riprendere l’idea di diventare entro giugno l’ospedale per l’area di Alba-Bra. Il ragionamento non farebbe una piega, se nel frattempo l’ondata coronavirus non avesse travolto il San Lazzaro di Alba e fermato le attività al Santo Spirito di Bra, utilizzato per la degenza dei pazienti negativi al virus. Si aggiungano i bisogni sanitari della cittadinanza, a oltre un mese dal fermo di tutte le attività non urgenti, come da linee guida nazionali.

Alla luce di questo quadro, da più parti ci si chiede: perché non potenziare Verduno e ridurre il peso sul San Lazzaro? La scorsa settimana, Gazzetta d’Alba ha pubblicato le dichiarazioni del segretario regionale di Cisl-Fp Alessandro Bertaina, che ha avanzato la proposta di trasformare il nosocomio in un centro per la terapia intensiva, in modo da liberare gli altri presidi.

Oggi, infatti, il reparto Covid-19 di Verduno accoglie pazienti in via di guarigione, con l’attivazione di 55 letti di degenza ordinaria, con solo una manciata di postazioni di terapia intensiva in caso di peggioramento dei ricoverati, che al momento sono 52. Gli stessi dubbi sono stati sollevati dai circoli locali del Partito democratico: «Chiediamo che si utilizzi Verduno per le finalità di Covid-19 hospital, oppure si prenda atto che viene adibito a convalescenze destinate a esaurirsi, ma allo stesso tempo è fondamentale che riprendano le attività sanitarie ordinarie ad Alba e Bra». Per l’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi, «sono polemiche senza fondamento, perché nessun piemontese è rimasto privo delle cure necessarie, affetto o no dal coronavirus. Per tutti gli ospedali, come Alba, il piano regionale ha previsto la riconversione del 40 per cento dei posti letto per curare i pazienti positivi. Fanno eccezione i centri ad alta specializzazione, per i quali la riconversione è stata del 25 per cento. Oggi, per fortuna, i ricoveri per Covid-19 stanno diminuendo anche in Piemonte. E, come sta accadendo in alcuni presidi lombardi, progressivamente i reparti verranno liberati, fermo restando che le urgenze sono sempre state garantite».

E Verduno? «Renderlo un centro per la terapia intensiva è impensabile, perché non c’è una struttura alle spalle. Per questo si è optato per la degenza ordinaria, che potrebbe essere incrementata, ma non c’è il personale sufficiente (si veda anche a pag. 11). Da non dimenticare poi che, proprio per la degenza ordinaria legata al Covid-19, è aperto il reparto da 100 posti allestito alle Officine grandi riparazioni di Torino».

Riguardo al nosocomio dedicato a Pietro e Michele Ferrero, l’assessore Icardi precisa ancora: «Nella parte non attivata si continua a lavorare, con il termine fissato entro giugno, per procedere con il trasferimento: gli abitanti di Alba e Bra devono poter entrare nel loro ospedale».

Conferma il piano il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio: «Dopo la consegna della struttura da parte del concessionario, diverse ditte sono al lavoro per piccoli interventi propedeutici al trasferimento. Il nono, il settimo e l’ottavo piano sono completati: metteremo a punto un programma dettagliato per il trasloco, che verrà sottoposto alla Regione».

Sembra, insomma, che il viaggio del nosocomio prosegua. «Certo, c’è un’emergenza che non ci aspettavamo di gestire e che ha determinato una serie di incognite. Ma per Verduno vogliamo rispettare gli obiettivi, tenendo conto dell’andamento dell’epidemia, con più o meno reparti dedicati a seconda della situazione nei prossimi mesi».

Francesca Pinaffo

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